Giovanni Maria Lancisi
Giovanni Maria Lancisi nacque a Roma il 25 ottobre 1654 da padre di Borgo S. Sepolcro e da madre romana, Anna Maria Borgiani, la quale morì dandolo alla luce. Il bambino fu allora affidato alla zia materna, residente a Orvieto. Alla morte di questa, dodici anni dopo, il Lancisi fu ricondotto a Roma dal padre.
Studiò lettere e filosofia al Collegio Romano, che era a quei tempi famoso poiché vi insegnavano illustri docenti. Superati con onore i primi studi, fu iscritto alla Sapienza, entrando come alunno nella Facoltà di Medicina, dove apparve a tutti, maestri e colleghi, dotato di vivido ingegno ed avido di ampliare il bagaglio delle sue conoscenze.
Il 12 settembre 1672, sotto il pontificato di Clemente X, Lancisi conseguì il Diploma di Laurea in Fisica e Medicina.
Il Diploma originale di Laurea consta di dieci carte in pergamena, rilegate da un’elegante copertina in pelle ornata di fregi, con al centro l’Arma gentilizia del Lancisi: due lance incrociate su tre monti e sotto tre stelle.
Lancisi si fece presto notare con alcune dissertazioni che presentò all’Accademia di medicina e all’Accademia di Anatomia. Proprio da queste adunanze, di austero carattere scientifico, Lancisi trasse il convincimento che grande era il vantaggio che poteva derivare alla scienza medica da un continuo scambio di idee e da dispute fra i medici.
Contemporaneamente Lancisi prese a frequentare assiduamente gli ospedali, alternando così agli studi teorici la pratica.
Nel gennaio 1676, a seguito di concorso, entrò come medico assistente in Santo Spirito, con Giovanni Tiracorda, Primo Medico dell’Arcispedale e medico di papa Innocenzo X.
Si dedicò per molti anni allo studio dell’anatomia, frequentando assiduamente quasi tutti gli ospedali di Roma e si distinse fra tutti, affermando che l’anatomia era alla base della medicina pratica.
Nel 1678 fu ricevuto come “Alunno” presso il Collegio Piceno di S. Salvatore in Lauro, istituito a vantaggio di quei giovani che dimostrassero peculiari attitudini per gli studi in genere e per le scienze in particolare. Essi vi entravano per corsi di perfezionamento dopo aver ottenuto la laurea.
Lancisi vi rimase per ben cinque anni, compiendo studi teorici e pratici. Frutto di tali studi furono più di venti volumi di memorie scientifiche, che ancora oggi si conservano manoscritte nella Biblioteca Lancisiana.
Nel 1684 fu assunto alla Sapienza in qualità di Lettore di Anatomia. Alle sue lezioni amavano assistere anche famosi sanitari di ogni età, fra i quali si ricordano il Malpigli e Luca Tozzi.
Conseguì allora il titolo di Medico di Collegio e di Vicegerente del cardinale Altieri, Camerlengo di S.R.C. e nipote di papa Clemente X, con l’incarico di rappresentare Sua Eminenza nel conferimento delle Lauree in Filosofia e Medicina alla Sapienza.
Ormai famoso, fu Socio dell’Accademia dei Fisiocritici di Siena, dell’Accademia delle Scienze di Bologna, dell’Accademia “Naturae Curiosorum” di Germania, dell’Accademia Reale d’Inghilterra.
Con il nome di Ersilio Macariano fu ammesso all’Arcadia, la quale gli dedicò poi una lapide e volle che un quadro che lo raffigurava fosse collocato nelle aule dell’Accademia.
Giovanni Tiracorda, Medico Primario in Santo Spirito e maestro di Lancisi, era il supplente di Mons. Santucci, Archiatra di papa Innocenzo XI. Quando nel 1688 il Santucci morì, Tiracorda avrebbe dovuto succedergli nella carica. Ma, data la sua tarda età, non accettò e propose invece il giovane Lancisi di appena 34 anni ma già famoso Anatomico e Lettore nella Cattedra di Medina alla Sapienza. Il papa accolse volentieri il nuovo medico per la reputazione che ormai godeva e lo nominò Medico Ordinario e Cameriere Segreto Partecipante, conferendogli un libero (ossia senza obbligo di ordini sacri) canonicato nella basilica di San Lorenzo in Damaso.
Il Pontefice prese tanto a benvolere il Lancisi da onorarlo della sua confidenza anche in cose estranee alla professione.
Innocenzo XI morì nel 1689 per piemìa consecutiva a pielonefrite calcolosa. Lancisi presenziò all’autopsia della quale lasciò una relazione.
Morto Innocenzo XI, Lancisi perdette gli emolumenti della sua carica e, tornato allo stato privato, nei primi tempi si trovò in angustie, ma poi riprese con animo l’esercizio della medicina e con maggior impegno i suoi studi.
Il Cardinale Paluzzo Altieri, Camerlengo di Santa Chiesa, lo nominò suo Vice Gerente per la concessione delle lauree in Filosofia e Medicina, carica che gli fu confermata nel 1696 dal successore Cardinale Giovanni Battista Spinola.
Aumentando sempre più la sua fama, le famiglie più ragguardevoli di Roma lo vollero custode della propria salute, come anche tutti gli Ambasciatori stranieri presso lo Stato della Chiesa.
La sua stima crebbe in seguito a dotte pubblicazioni, che videro la luce in questi anni. Fu chiamato nel 1699 per l’ultima infermità di Papa Innocenzo Xl che morì l’anno seguente.
Il Sacro Collegio dei Cardinali lo scelse
Medico del Conclave, adunato per l’elezione del nuovo Pontefice, unitamente al
famoso Giacomo Sinibaldi.
Il nuovo Pontefice Clemente XI, Gian
Francesco Albani, appena eletto,
Sotto questo Pontefice il Lancisi ebbe
favorevoli occasioni per segnalarsi. Il suo nome correva già famoso tra i
Letterati d’Italia, tanto che l’insigne Accademia istituita da Ludovico
Antonio Muratori con l’augusto e programmatico nome di “Repubblica
Letteraria Italiana”, lo scelse a proprio Capo conferendogli il titolo di
Arconte.
Sopra
l’epitaffio del sepolcro del Lancisi nella Chiesa di Santo Spirito si vede un
Blasone con Tre Monti e Tre Stelle con sovrastanti Due Lance incrociate. E’
l’arma di Giovanni Maria Lancisi, decorato del titolo di Nobile da Papa
Clemente XI, che fin dal primo anno del suo Pontificato concesse al suo
Archiatra la facoltà di inquadrare il suo Blasone raffigurato in Tre Monti con
tre Stelle, arma di Casa Albani, con le Lance Lancisiane.
La prima concessione di questo privilegio
risale al dicembre del 1701 e la conferma recava la data del 1° gennaio del
1714.
Il Documento ultimo era in carta pergamena
di quattro carte, delle quali tre soltanto scritte. Unito v’era un ritratto
del Pontefice.
Della nobiltà del Lancisi resta solo il
Blasone inciso sulla lapide sepolcrale e quello impresso sulla copertina in
pelle che racchiude il Diploma di Laurea dello stesso Lancisi.
Gli anni
1714 e 1715 furono anni di grande soddisfazione per Lancisi desideroso di
proteggere e incoraggiare i giovani sanitari.
Nel giorno 21 maggio del 1714, seconda
festa della Pentecoste, inaugurava con inconsueta solennità la Biblioteca
Medica, che porta il suo nome. L’aveva ideata fin dall’anno 1711.
Intervenne alla inaugurazione lo stesso
Pontefice Clemente XI, accompagnato da venti Porporati, da Prelati, da Letterati
di tutta Roma.
In quel giorno dette in luce le Tavole Anatomiche di Bartolomeo Eustachio,
da Lui illustrate con prefazione e note. Le presentò in un bacile
d’argento al Papa, ai Porporati e a tutti gl’intervenuti.
Nella sede della Biblioteca, il 25 aprile del 1715, s’inaugurava l’Accademia di Medicina e Chirurgia. con l’intervento di tredici Cardinali e delle personalità più elevate nella cultura. Lancisi vi recitò un discorso su « De recta medicorum Studiorum ratione», presentando la figura del Medico perfetto.
Il
Lancisi, pensando che la Biblioteca sarebbe stata la Palestra, sede della
istituenda Accademia, tra le disposizioni lasciava scritto: "XI - Bramo
inoltre che il Bibliotecario vada eccitando congressi, e particolarmente le
Accademie pubbliche di Anatomia, di Medicina e di Cirurgia, facendole fare
almeno due volte al mese dai Medici Assistenti, dai Cirurgi Sostituti, e dai
Giovani più abili".
Nel dare inizio all'Accademia pensava che non vi fosse argomento più degno di essere trattato che quello sull'Esatto insegnamento degli Studi Medici. E, per la sua esperienza di più di quarant'anni, egli poteva ben dare consigli in proposito. E concludeva che la medicina non s'impara in breve tempo: "Ars longa, Vita brevis". Che l'ignoranza dei medici arreca grave danno alla società, che per loro è necessaria la conoscenza della lingua greca per l'interpretazione dei termini scientifici, e la conoscenza della lingua latina, perchè questa è la lingua di tutti i Dotti del mondo.
Il 16 gennaio 1720 il Lancisi, colpito da
febbre, dispensandosi dalla solita visita serale al papa, si ritirò nel suo
appartamento e si pose a letto, assalito da dolore acuto nell’ipocondrio
destro, da sete inestinguibile e aridità alle fauci, tanto che gli era impedita
anche la parola.
Passata
la notte senza riposo assistito dal suo discepolo dott. Francesco Soldati, gli vennero praticate le opportune cure mediche; ma senza alcun profitto.
Inutilmente gli furono cavate poche once di sangue, com’era desiderio del
malato.
Sul principio della terza giornata, aggravandosi il suo stato, l’infermo volle ricevere i sacramenti che gli furono amministrati da mons. Carlo Maielli, Bibliotecario della Vaticana, suo amico, il quale volle assisterlo fino alla morte.
Anche
il papa avrebbe voluto visitare il suo Medico negli ultimi momenti di vita
desiderando accompagnare il SS. Viatico; ma ne fu distolto a motivo della scala
incomoda, e anche perché gli fu celata l’ora o, meglio, da troppo zelanti
cortigiani gli fu detta un’ora
per un’altra, come si lamentò lo stesso Pontefice.
Dopo una vita nobilmente spesa al servizio
delle Scienze, Giovanni Maria Lancisi morì tra il compianto di tutta Roma, nel
Palazzo Apostolico del Quirinale, il giorno di sabato 20 gennaio 1720,
sull’aurora com’era avvenuta la nascita. Aveva 65 anni.
Sul
cadavere di Lancisi venne eseguita l’autopsia, descritta in una lettera a
Giovanni Battista Morgagni da Pietro Assalti, altro fedele discepolo
dell’Archiatra, e quindi l’imbalsamazione.
Lancisi, nel suo testamento in data 10 dicembre 1719, disponeva di lasciare tutto il denaro ricevuto da infermi ricchi, agli infermi poveri. Essendo stato da giovane medico Assistente nell'Ospedale Santo Spirito con molto profitto, lo istituisce suo Erede Universale.
(Tratto da: “Giovanni Maria Lancisi – La Biblioteca Lancisiana – L’Accademia Lancisiana” di Pietro DE ANGELIS. Roma – 1965.)
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