ECOCARDIOGRAFIA TRANSESOFAGEA INTRAOPERATORIA

 

Prof. Giovanni Minardi

 

 

Abstract della Relazione

 

L’Ecocardiografia TransEsofagea (ETE)  è una tecnica diagnostica frequentemente utilizzata in camera operatoria cardiochirurgica. Si parla generalmente di ETE intraoperatoria, ma sarebbe più corretto parlare di ETE perioperatoria, poiché l’esame viene generalmente eseguito sia in fase pre-operatoria, sia in fase intraoperatoria, durante o dopo l’atto chirurgico principale e  prima della chiusura del torace.

L’utilizzo dell’ETE è stato reso possibile dai continui sviluppi tecnologici della metodica (esame bidimensionale, Doppler, Color-Doppler, sonde multiplane), dalle  accresciute possibilità diagnostiche della tecnica e dalla consolidata attendibilità delle sue risultanze (elevata qualità delle immagini, esplorazione di quasi tutte le strutture cardiache e vascolari del torace, monitoraggio continuo e assenza di interferenza con l’atto chirurgico), dall’interesse dei cardiochirurghi ed anestesisti nelle procedure di chirurgia riparativa mitralica ed aortica, nella chirurgia a cuore battente e/o video-assistita.

Il paziente, affetto da  Insufficienza Mitralica (IM), generalmente giunge al tavolo operatorio dopo che la diagnosi è stata formulata in modo completo con Eco transtoracico e, spesso, con ETE, l’indicazione chirurgica è stata correttamente posta e il planning chirurgico idoneamente individuato

L’ETE viene effettuato in fase perioperatoria perchè: 1) permette di confermare e/o approfondire la diagnosi formulata pre-operatoriamente; 2) fornisce al team chirurgico immagini ed informazioni in tempo reale; 3) consente di valutare immediatamente i risultati dell’atto chirurgico, soprattutto nella chirurgia riparativa, e quindi di correggere eventuali imperfezioni residue; 4) aiuta ad identificare i determinananti fisiopatologici della eventuale instabilità emodinamica o di altre complicanze intraoperatorie (ischemia miocardica, eccesso di area nelle camere cardiache etc.).

L’ETE perioperatoria  richiede, da parte dell’operatore, numerose e specifiche competenze  (di tipo cardiologico, tecnico, chirurgico, fisiopatologico), un training adeguato e continuo, una ampia disponibilità di tempo,  l’acquisizione di un linguaggio comune e l’instaurazione di un rapporto fiduciario con gli altri membri del team. 

Se correttamente eseguito e interpretato, l’ETE si rivela particolarmente utile e, direi, insostituibile nell’affrontare e risolvere in modo ottimale le problematiche chirurgiche del paziente.