“Le novità delle nuove linee guida in ipertensione”

M. Scoppio

 

 

Da alcuni anni massimi esperti in varie discipline mediche, internisti, cardiologi, nefrologi, esperti in statistica si riuniscono e stabiliscono norme  e linee guida su come affrontare le problematiche dei pazienti affetti da ipertensione arteriosa. Ovviamente si tratta di consigli, non imposizioni, redatte secondo alcuni principi fondamentali.

Tra le principali linee guida oggi prendiamo in considerazione le novità della revisione delle recenti linee guida della ESH/ESC e del JNC 8.

Le attuali Linee Guida obbediscono ancora ad alcuni degli aspetti fondamentali previsti nelle Linee Guida del 2003 e del 2007, ossia: ) indicare le raccomandazioni in base a studi clinici condotti in modo appropriato e derivanti da una ampia ed estesa revisione della letteratura, prendere in considerazione primariamente dati derivanti da Trials randomizzati, controllati (randomized controlled trials, RCT) e dalle relative meta-analisi, senza disdegnare, specialmente in riferimento agli aspetti diagnostici, i risultati di studi a carattere osservazionale e di altri studi con appropriato peso scientifico e classificare il livello di evidenza e il grado di raccomandazione sui maggiori aspetti diagnostici e terapeutici così come in altre linee guida europee relative a differenti patologie secondo quanto stabilito dalle raccomandazioni ESC1.

Le attuali Linee Guida sull’ipertensione arteriosa della Società Europea di Ipertensione Arteriosa (European Society of Hypertesion, ESH) e della Società Europea di Cardiologia (European Society of Cardiology, ESC) seguono quelle pubblicate congiuntamente dalle due Società nel 2003 e nel 2007. La pubblicazione di un nuovo documento, a distanza di 6 anni dal precedente, si è resa necessaria poiché, in questo arco di tempo, sono stati condotti importanti studi sul trattamento dell’ipertensione dai quali sono emersi molti nuovi risultati sia per quanto riguarda la diagnosi che per quanto riguarda il trattamento dei soggetti ipertesi.

Ciò ha reso necessario rifinire, modificare ed ampliare le raccomandazioni pubblicate nel 2003 e nel 2007.

Nei due anni successivi alla pubblicazione delle linee guida del 2007 sul trattamento dell’ipertensione arteriosa della Società Europea dell’Ipertensione (ESH) e della Società Europea di Cardiologia (ESC), la ricerca sull’ipertensione è ulteriormente progredita e sono stati pubblicati risultati di nuovi importanti studi (inclusi numerosi e ampi trial randomizzati sulla terapia antiipertensiva). Molti di questi studi hanno rafforzato le evidenze sulle quali erano basate le raccomandazioni delle linee guida del 2007 ESH/ESC. Altri studi, poi, hanno approfondito le informazioni

disponibili nel 2007, modificando molti dei precedenti concetti, e suggerendo che potrebbero essere appropriate nuove raccomandazioni basate sull’evidenza.

L’obiettivo di questo documento dell’ESH è di discutere i risultati della maggior parte degli studi pubblicati negli ultimi due anni sull’ipertensione per definire il loro contributo alla nostra sempre maggiore conoscenza sull’ipertensione. Inoltre, molte valutazioni critiche sulle attuali raccomandazioni dell’ESH/ESC, così come per

altre linee guida, potrebbero essere utili passi verso la preparazione in futuro della terza versione delle linee guida europee.

Alcune tra le novità riguardano i target pressori che rappresentano l’obiettivo della terapia antiipertensiva: si raccomanda di raggiungere in tutti i pazienti il valore di PA < 140/90 mmHg, indipendentemente dalla presenza di patologie concomitanti come il diabete mellito e l’insufficienza renale. In quest’ultimo caso se coesiste una proteinuria > 1g/24 h, il target dovrebbe essere abbassato ad una PA < 130/80 mmHg.

Si deve iniziare il trattamento antiipertensivo con un farmaco unico o con una associazione di farmaci?

Le raccomandazioni delle linee guida sono più favorevoli ad iniziare la terapia con una associazione di farmaci di classi diverse, e l’associazione più efficace è un inibitore del sistema renina-angiotensina con un calcio-antagonista, come viene evidenziato dall’ analisi del trial ASCOT che dimostra una mortalità totale ridotta dell’11% a favore dell’associazione amlodipina/perindopril versus atenololo/tiazidico, e dall’analisi del trial ACCOMPLISH in cui si dimostra che l’associazione ACEi/calcio-antagonista riduce la mortalità e morbilità cardiovascolare del 20% versus l’associazione ACEi/tiazidico.

 

Michele Scoppio

Nefrologo, già dirigente medico Ospedale San Camillo,Roma