Conclusioni

M. Scoppio

 

Alcune tra le novità riguardano i target pressori che rappresentano l’obiettivo della terapia antiipertensiva: si raccomanda di raggiungere in tutti i pazienti il valore di PA < 140/90 mmHg, indipendentemente dalla presenza di patologie concomitanti come il diabete mellito e l’insufficienza renale. In quest’ultimo caso se coesiste una proteinuria > 1g/24 h, il target dovrebbe essere abbassato ad una PA < 130/80 mmHg.

Almeno il 40% dei soggetti con filtrato glomerulare (GFR) compreso tra i 60 e i 90 ml/min sono ipertesi, coì come la quasi totalita di quelli con un GFR < 30 ml/min.

La terapia antiipertensiva può rallentare la velocità di riduzione del filtrato glomerulare (GFR) nel tempo in pazienti affetti da nefropatia diabetica. Sulla base di queste evidenze, l'ipertensione arteriosa è andata progressivamente identificandosi come un importante determinante della progressione del danno renale e la riduzione della pressione arteriosa come l'intervento terapeutico più efficace nel rallentare l'evoluzione delle nefropatie croniche. 

Studi clinici randomizzati controllati condotti su pazienti in terapia dialitica sono rari e andrebbero incoraggiati. Peraltro, sedute dialitiche più frequenti o più lunghe potrebbero risolvere i problemi di tipo emodinamico associati alla restrizione dell’introito di sale o alla dialisi breve.