DALLA FECONDAZIONE ARTIFICIALE ALLA PROCREAZIONE MEDICALMENTE ASSISTITA.
Roberto RUSSO
La Storia della fecondazione artificiale
Storia della Fecondazione artificiale in Italia
Le ultime frontiere - Fecondazione in vitro
Superstizioni e credenze popolari
La storia della fecondazione artificiale, anche se ai giorni nostri, sembra non solo pianificata ma altresì sempre più ricca di aspettative, per le innovazioni tecnologiche, sempre più richiesta dalle coppie sterili, sempre in maggior aumento, rimane un percorso lungo, coinvolgendo il rapporto natura e cultura e spesso ostacolato dalla società, politica,religione e credenze di ogni periodo. Dal Medioevo in poi gli studi ginecologici erano ignorati perché complessi ed indecifrabili sviluppando al contrario quelli ostetrici che consideravano essenziali per la gravidanza ed il parto. Le sperimentazioni scientifiche e le relative pubblicazioni venivano comunicate in modo epistolare e lette da pochi interessati che spesso, per le innovazioni riportate, aprivano tra loro accese contestazioni. .
Dobbiamo altresì pensare che le conoscenze scientifiche e anatomiche erano spesso vaghe e che le sperimentazioni non avevano la diffusione come è avvenuto successivamente e specialmente ai giorni nostri in tempo reale.
Si inizierà riportando antiche notizie anatomiche, per poi considerare la storia dell’embriologia, per giungere ai ricercatori protagonisti più importanti della fecondazione artificiale, menzionando il ricco aspetto letterario dell’argomento e le curiosità di guaritori e superstizioni legate al desiderio di maternità.
Da un punto di vista anatomico l’utero “il nostro primo alloggio” era definito da Filone di Alessandria (30 a.C.-45 d.C.) “fucina di maturazione dove vengono forgiati i nuovi esseri umani”. Tra le varie leggende su Nerone, una ci narra che dopo aver procurato la morte della madre Agrippina volesse, apertone il cadavere, vedere il luogo da dove egli proveniva.
Fantasiosa era l’idea che la cavità dell’utero fosse divisa in sette celle o scomparti, tre di lato a destra, tre a sinistra ed uno in mezzo. Nel medioevo si riteneva che gli embrioni formatisi a destra fossero maschi, quelli a sinistra femmine e quelli centrali ermafroditi. Questa credenza tramandata sino al Rinascimento costringeva a seconda del sesso desiderato la donna giacere sul fianco destro o sinistro durante e dopo il rapporto, ed il futuro padre legarsi il testicolo destro o sinistro in relazione al sesso desiderato. Ciò è dovuto alla medicina umorale di Aristotele, in cui i maschi si sviluppano a destra dove è il fegato che è caldo e umido, attributi maschili, il lato sinistro quello della milza è freddo e secco qualità femminile.
L’utero è un organo vagante nell’interno dell’addome. A tale proposito, Platone conferì all’utero una specie di volontà autonoma in grado di spostarsi per ogni dove nel corpo. L’utero secondo Areteo di Cappadocia (140dC) è di una vitale natura mobilissima, erratica, bizzarra, cosi che nella specie umana è come un animale vivente dentro un altro.
Per tutto il XVIII° ed inizio del XIX° secolo i testi di medicina menzionavano il “soffocamento della matrice” con asfissia e crisi isterica. Infine l’utero fu paragonato ad un polpo; la medicina greco-romana ne raccomandava una dieta per l’infertilità.
Per quanto riguarda la storia dell’embriologia, legata strettamente al processo riproduttivo, partendo da supposizioni a volte fantasiose si è passati con il tempo ad analisi e a osservazioni sempre più precise che hanno permesso una conoscenza accurata del processo di formazione ed evoluzione dell’embrione. Le due principali teorie embriologiche del 1600 e 1700 furono l’epigenismo ed il preformismo. La prima è l’epigenismo ovvero della generazione spontanea che si verifica attraverso indefinibili e imponderabili “forze” che plasmano la materia. La tesi della generazione spontanea aveva una lunga storia dalla filosofia greca aristotelica, poi assorbita dal pensiero cristiano, in cui la volontà divina non poteva essere controllata dall’uomo. Ogni essere vivente è il prodotto spontaneo della terra e forse il risultato di una forza misteriosa extraterrena. Ad esempio i vermi e gli insetti si riproducono spontaneamente dalla putretudine della materia, anche se Francesco Redi medico, naturalista (1626-1697) aveva dimostrato che provenivano dalle uova deposte dalle mosche.
L’altra teoria era il preformismo di Marcello Malpighi che nel 1673 aveva dimostrato che, subito dopo la la fecondazione, ma prima dell’incubazione, l’embrione del pulcino era già formato .L’embriogenesi non è altro che lo sviluppo di un microscopico corpo già creato in attesa di una attivazione. Per cui l’interrogativo che si poneva era se l’embrione precedesse la fecondazione “quando” è stato creato e “dove” si trova prima del suo sviluppo. I preformisti si divisero in due scuole diverse: gli ovisti (l’embrione è nel corpo materno, nell’uovo visibile o invisibile) e gli animalculisti (il piccolo essere vivente risiede nel seme maschile). Nel 1679, Van Leeuwenhoek, costruttore di microscopi, attestava la presenza di spermatozoi (animalculi) nel liquido seminale. Secondo Nicolas Malebranche gli esseri viventi sono enormi matrioske di germi preformati pronti a svilupparsi al contatto con il liquido seminale maschile, secondo alcuni, dall’aurea, ovvero dal vapore emesso dagli spermatozoi. Quindi l’embriogenesi ricopriva un ruolo importante non solo scientifico, ma anche filosofico e teologico in un panorama culturale con il microscopio e il telescopio che avevano polverizzato le certezze sensoriali di una scienza antropoformica.
Dopo tante ipotesi solo nel 1875 Wilhem Hertwig parlò di fecondazione come la fusione del nucleo dello spermatozoo con quello dell’ovulo.
La Storia della fecondazione artificiale
La storia della fecondazione artificiale inizia nel 1700 grazie agli esperimenti eseguiti su animali da Lazzaro Spallanzani (Scandiano 1729-Pavia 1799), protagonista della scienza moderna e padre della fecondazione artificiale, e confutò altresì la teoria della generazione spontanea. A 15 anni entrò nel collegio dei gesuiti a Reggio Emilia,seguì corsi di filosofia, retorica, diritto laureandosi all’Università di Bologna in Biologia, specializzandosi successivamente in zoologia e botanica. Nel 1771 istituì il Museo di Storia Naturale che, in breve tempo, acquistò una grande fama internazionale. Nel 1777 riuscì a fecondare le uova di rana con il relativo seme. Nel 1780 fu il primo a fecondare un animale viviparo, iniettando, tramite una siringa riscaldata, lo sperma di un cane nella vagina di una cagnetta spaniel, la quale partorì regolarmente 3 cuccioli. Era la prima volta che veniva sperimentata una fecondazione artificiale in laboratorio e che si dimostrava il ruolo organico del seme maschile su uova femminili. Quindi su ovipari in ambito extracorporeo e intracorporeo su vivipari.
Pasteur lo definì “possedere il riflesso sperimentale” L’abate reggiano definiva la fecondazione “quell’attitudine al nascere che dall’arte viene comunicata alle semenze delle piante col mezzo della polvere degli stami e all’uova degli animali col naso del liquore spermatico”.
Avendo comunicato all’amico biologo Charles Bonnet la sua riuscita sperimentazione, quest’ultimo gli rispose profeticamente nel 1781:”Non è detto che la vostra recente scoperta non abbia un giorno nella specie umana applicazioni che noi non osiamo pensare, le cui conseguenze non sarebbero certo lievi. Voi mi intendete…….”.
Stephan Ludwig Jacobi ittiologo nel 1762 effettuò con successo fecondazioni artificiali su ovipari, sottolineando l’utilità pratica e le finalità tecnologiche applicate alla piscicoltura.
Nel 1799 Everard Home fisiologo, microscopista, riferì come il cognato John Hunter, celebre chirurgo inglese, fosse riuscito, con una fecondazione artificiale ad ottenere una gravidanza e successivamente una nascita da una donna il cui marito aveva una ipospadia. Con una siringa riscaldata, Hunter aveva raccolto il seme maschile ed iniettato nella vagina della donna, vicino al rapporto sessuale, approfittando dell’eccitazione. Home attribuì il primato storico della fecondazione artificiale ad Hunter, escludendone Lazzaro Spallanzani, che nel 1787 aveva avuto molte polemiche con lo stesso Hunter riguardo alla fisiologia della digestione criticandone i relativi studi.
Alla triade Jacobi, Spallanzani e Hunter è riconosciuto il primato remoto della fecondazione artificiale. Più controversa è l’identificazione dei protagonisti di questa storia successiva, che a prescindere da note nazionalistiche, ognuno, a suo modo, ha affinato e migliorato questa tecnica grazie all’esperienza personale.
Michel Augustin Touret pubblicò che nel 1780 fosse riuscito a far nascere un bambino, in perfetta salute facendo iniettare il seme, con una siringa,dal marito. Auspicò quindi l’utilizzo chirurgico delle inseminazioni meccaniche descrivendone dettagliatamente le metodiche.
Nel 1824 Jean Louis Prevost e Jean Baptiste Andre Dumas diedero una svolta decisiva riguardo alla fisiologia della riproduzione e, sulla scia degli esperimenti di Spallanzani, conclusero che la vita del feto dipende unicamente all’incontro dell’uovo e spermatozoo. Inoltre, stabilirono che la fecondazione avviene in un secondo momento dall’unione, che questo incontro avviene nelle tube o nell’utero non potendo gli spermatozoi giungere alle ovaie.
Nel 1838 Louis Girault perfezionò la tecnica iniettando il seme maschile nella cervice uterina per accorciare il tragitto degli spermatozoi, con “insufflation” cioè soffiando dentro la sonda non usando la siringa il cui stantuffo poteva aspirare il seme immesso ed ottenne così risultati migliori.
Nei 1846 Claude Gigon, attento alle questioni morali, raccomandò che l’iniezione del seme fosse effettuata, dopo un rapporto, dal marito della donna che, in qualità di esecutore materiale, attestava la sua paternità.
Nel 1866 lo statunitense James Marion Sims pubblicò “Clinical Notes on uterine surgery” in cui riaffermava che la fecondazione poteva avvenire senza l’atto sessuale, Per primo osservò al microscopio gli spermatozoi iniziando a valutare il contributo maschile alla sterilità. Inoltre, per evitare coliche alla donna la quantità di seme da immettere nell’utero doveva essere esigua.
Nel 1883 Joseph Gerard riportò un gran numero di fecondazioni eseguite con successo. Inoltre illustrò cosa doveva contenere la borsa del fecondatore, sottolineando che l’intervento otteneva migliori risultati se eseguito a casa dei coniugi.
Nel 1883 nel processo di Bordeax il dottor De Lajiartre citava in giudizio una sua paziente che non aveva pagato il suo onorario di 1500 franchi per una fecondazione artificiale senza successo.
I giudici condannarono il medico per aver violato il segreto professionale, con aspetti pregiudizievoli per la donna, che si era sottoposta a fecondazione artificiale, e perché questa era una procedura chirurgica che non faceva parte del bagaglio tecnico dei dottori.
Nel 1887 Paolo Mantegazza, tipica figura dell’ottocento scientifico e positivista antropologo, deputato e poi senatore del Regno, ordinario di patologia generale all’Università di Pavia, divulgatore del progresso ed evoluzione dei popoli nel 1886, parlò del congelamento del seme maschile, e della creazione di una banca per la sua conservazione, con l’ipotesi della fecondazione post mortem con il seme di soldati richiamati in guerra ,e della possibilità dell’uso di seme di donatore esterno alla coppia genitoriale. Tra i tanti trattati pubblicò: “Igiene dell’amore” (libro messo all’Indice) e “Note sulla fecondazione artificiale nella donna” in cui si raccomandava di prelevare ed iniettare il seme maschile dopo un rapporto usando lo speculum di Fergusson che permetteva con la sua punta a becco di inserirlo nella cervice uterina.
Nei primi anni del ‘900 furono l’industria agricola e quella zootecnica a sperimentare e a mettere a punto tecniche, pratiche e saperi sulla riproduzione artificiale nel vivente, visto che sugli uomini era ancora molto empirica con casistiche limitate.
In Russia il biologo Il’ja Ivanov fu il propulsore di inseminazioni artificiali nella riproduzione del bestiame. Ivanov tentò, senza risultato, ibridazioni tra primati ed umani
Alla Russia si affiancò la Gran Bretagna, che comprese che l’incremento del bestiame e della produzione zootecnica avrebbe potuto aumentare la ricchezza nazionale.
Nel 1912 nel Senato del Regno di Italia, Giovanni Battista Grossi richiamò il governo Giolitti alla necessità di avviare lo studio della fecondazione artificiale. Infatti, la riproduzione artificiale aveva avuto origini nella scienza italiana dai tentativi di Malpighi, ai successi di Spallanzani alle pratiche di Mantegazza; pertanto necessitava anche nel nostro Paese adoperarsi in tal senso. Nel 1937 fi fondato a Milano l’Istituto sperimentale successivamente dedicato a Lazzaro Spallanzani apportando un grande contributo al settore della ricerca veterinaria e zootecnica, con ottime ricadute economiche.
Giuseppe Amantea, ordinario di fisiologia alla facoltà di medicina dell’Università di Roma, ideò una vagina artificiale per l’inseminazione degli animali domestici bovini, suini, ovini.
Nel 1923 Emilio Alfieri cattedratico ostetrico-ginecologo a Pavia e Giuseppe Tesauro direttore a Messina poi a Napoli nel 1935 furono i primi a parlare, nei congressi di Ostetricia e Ginecologia della riproduzione artificiale negli esseri umani.
Nel 1940, Piero Donini per la Serono estrae e purifica la prima gonadotropina “pergonal”, ricavata dalle urine di donne in menopausa.
Nel 1956 la fecondazione artificiale discussa nei tribunali italiani entrò prepotentemente, nelle logiche della comunicazione di massa. Infatti, il 10 aprile 1956 il tribunale civile di Roma emise una sentenza sull’ammissibilità del disconoscimento di paternità a seguito di fecondazione artificiale compiuta con il consenso del marito con impotenza generandi, attribuendo un nuovo cognome al bambino disconosciuto.
Nel 1961, il prof Daniele Petrucci e i suoi colleghi bolognesi furono denunciati per infanticidio, in quanto con fecondazione artificiale umana extracorporea l’embrione era sopravvissuto in culla termica per 29 giorni interrotto perché sembrava deformarsi. Il medico fu quindi accusato di aver creato” un uomo in barattolo”, con richiami frankensteiniani cioè di aver creato un essere umano per poi ucciderlo.
Vi è un accenno anche al primo centro per la fecondazione eterologa con banca del seme a Roma all’Opera Pia “Sant’Anna”.
Robert Edwards (Leeds 1925-Cambrige 2013), laureato in agraria e specializzatosi in genetica animale, è ritenuto il padre della fecondazione in vitro insieme al collega Patrick Steptoe ginecologo pioniere della laparoscopia, che con la fecondazione in vitro riuscirono a far nascere alle ore 23,47 del 25 luglio 1978 al Royal Oldham di Manchester una bambina Luise Brown sana e vitale del peso di 3000 gr. Prima bambina in provetta del mondo che ora vive in Inghilterra ed ha partorito un bambino sano concepito naturalmente, Primo essere umano concepito in provetta da un ovocita aspirato in laparoscopia il 1 novembre 1977, in un ciclo ovulatorio spontaneo, in una donna sterile per occlusione tubarica bilaterale con il seme del marito.
Robert Edwards premio Nobel nel 2010 per la fisiologia e la medicina, ha con le sue scoperte reso possibile il trattamento della sterilità, che colpisce un’ampia porzione dell’umanità e più del 10% -15% delle coppie nel mondo.
Riferiva Edwards, “Dalla nascita di Luise Brown, ho visto sorridere tanti genitori che temevano di non poter aver figli e ho visto la gioia di tanti bambini.” Grazie a lui nel mondo sono nati 5 milioni di bambini cifra che continuerà a crescere sempre di più.
Una particolare credenza popolare, che prende origine dalla mitologia e dalla storia, con intenzioni propiziatorie per la fecondità o per scongiurare la malasorte è rappresentata nel XVIII secolo dal culto a Isernia dei Santi Cosma e Damiano ed a Napoli dalla Santa Maria Francesca delle Cinque Piaghe di Gesù.
A Isernia, c’è un antico eremo dedicato ai Santi Cosma e Damiano edificato sul tempio pagano di Priapo. Alla fine del XVIII secolo William Hamilton annunciò di aver trovato ricordi del culto di Priapo, con ex voto, rappresentati da falli di vari materiali, che indicano la forza virile e la fecondità. Per questo motivo, molte donne sterili pregavano Santa Cosma, seguendone la processione con il dito del Santo il 27 settembre per avere una sperata gravidanza. Per approfondire l’argomento: “Veneri e Priapi. Culti della fertilità e mitologie falliche tra Napoli e Londra nell’età dell’illuminismo-ex voto di Isernia” al British Museum.
Un altro esempio si trova tutt’oggi a Napoli nei Quartieri Spagnoli, Vico Tre Re, nella casa della “Santarella” Maria Francesca delle Cinque Piaghe di Gesù, vergine delle stigmate. Nata il 25 marzo 1715 morta il 6 ottobre 1791. Nella casa della Santa, ora piccolo santuario, si custodisce una sedia considerata miracolosa per la fecondità. Le postulanti s siedono, su questa sedia ed una suora sfiora il loro ventre con un reliquario, contenente una vertebra ed una ciocca di capelli della Santa. Numerose sono le donne, ora con il mutare dei tempi, anche uomini, e coppie di croceristi, in viaggio di nozze, che si siedono sulla sedia, desiderosi di procreare.
Un film “Un castello in Italia” di Valeria Bruni Tedeschi ci rappresenta un’esilarante scena di fecondazione artificiale,e la visita a casa della Santarella per ottenere una gravidanza.
All’inizio del 1780, in un contesto culturale e socialmente diverso, il medico scozzese James Graham aprì a Londra un Tempio della Salute, poi un Tempio di Imene e per curare la sterilità il “Letto Celestiale” (Celestial Bed). Queste cure miracolose erano basate sugli effetti positivi dell’elettricità, dell’aria, della musica e del magnetismo in un’atmosfera rilassante e soffusa, ricca di colori, odori,con sottofondo musicale per poter curare il corpo e lo spirito.
Molto richiesti erano anche i bagni di fango. Le coppie sterili potevano dormire nel letto celestiale, bevendo un nettare divino, prodotto dal dottor Graham, con scariche elettriche, a basso voltaggio, che si producevano con i movimenti della coppia sulle doghe del giaciglio che oscillavano al suono della musica. Per curiosità questa struttura fu visitata dallo scrittore Horace Walpole, ideatore della serendipità che la definì “ è il più sfrontato e burattinesco spettacolo di un impostore che abbia mai visto”.
In questo clima illuministico di interesse per l’autofecondazione femminile, si inserì una ricca letteratura, che è interessante ricordare.
Nel 1750 John Hill medico, farmacista, personaggio poliedrico londinese, pubblicò “Lucina sine concubito” procreazione senza rapporto sessuale, violenta satira contro l’applicazione alla ginecologia dell’ideologia scientifica e tecnologica di quel periodo, con l’obiettivo di deridere gli scienziati della Royal Society. Questa storia narra la possibilità da parte di donne di concepire e partorire un bambino senza il commercio di un uomo. Hill costruì una macchina ”cilindrico-rotundo-concavo-convex” elettrizzata, orientata ad ovest, che era in grado di catturare gli animalculi trasportati dal vento e quindi attirava e prendeva gli embrioni.
Anche Virgilio nelle Georgiche ci narra come cavalle rimanevano gravide respirando il vento di ovest per cui i futuri esseri umani non transiteranno nel corpo, ma entreranno direttamente nell’utero per essere covati e regolarmente nascere.
Questo riuscito esperimento poteva far saltare il viaggio nel corpo maschile. Infatti, riesce a impiantare un embrione, raccolto dal vento di ovest, nel corpo della sua cameriera che si ritrova, a sua insaputa, in gravidanza.
Conclusione a che serve il matrimonio e le sue complicazioni ed i rapporti sessuali forieri di sifilide, frequentissima in quel periodo, se bastava che la donna volgesse il naso a ovest per avere una gravidanza?
Oltre che essere divertente e irriverente, il libro stigmatizzava le credenze embriogenetiche di quei anni e presentava affascinanti aspetti scientifici e fantascientifici.
Infatti, Hill definisce gli aspetti biologici che potrebbero essere modificati dall’avanzamento del nostro sapere, cioè la possibilità di far nascere un bambino senza l’intervento di uno dei due sessi e la facilitazione della gravidanza e del parto da parte delle donne.
Il mito del concepimento è ben raffigurato dal quadro di Tiziano “Danae e la pioggia d’oro” del 1545 e da Klimt 1907 in cui il concepimento da parte di Giove avviene mediante una pioggia d’oro. .
Nel 1760 Ludwig Heinrich Hess publicava “Juno abortans” in cui esplicita che se il vento di ovest porta la gravidanza quello di levante porta l’aborto e la morte fetale.
Riguardo alle macchine innovative Richard Roe nel 1750 costruì un forno dove poter covare gli embrioni umani, togliendo alla madre l’incombenza della gravidanza ed i rischi del parto.
Sempre in quegli anni, Gian Antonio Galli, cattedratico a Bologna, ideò una “macchina ostetrica” costituita da un utero di cristallo sorretto da un bacino di legno nel quale venivano posti feti morti. La trasparenza della parte superiore permetteva al maestro di osservare le manovre compiute dall’allievo che doveva operare bendato.
“Le faiseur d’hommes” fabbricanti d’uomini di Gilbert Frederic. Il titolo giocava sul termine faiser d’anges identificando chi procurava aborti.
Si narra di una coppia sterile di aristocratici (in quel momento sociale considerati improduttivi), della frustrazione della contessa per la mancanza di maternità e negazione dell’essenza femminile e del dottor Karl Knauss, biologo di fama internazionale, che con il consenso ed il seme del marito, il conte, anche suo amico, riesce con successo a praticare una fecondazione artificiale. Ma, l’interesse economico dei malvagi parenti, deprivati dell’eredità, portava a decostruire la realtà scientifica della fecondazione, facendo del medico il vero padre del nuovo nato. Il dottor Knauss cedeva alla passione e si innamorava,castamente, della contessa, concludendo la sua vita con un suicidio.
Si rileva che nel medico si muoveva una doppia tensione dovuta al conflitto fra la mascolinità, il desiderio e l’attrazione sessuale da una parte, e la resistenza ed il controllo razionale delle passioni come medico dall’altra.
A L. Spallanzani va il merito delle acute ricerche sui meccanismi della generazione che ci hanno fatto progredire con la fecondazione artificiale sino ai giorni nostri. Spallanzani era ritenuto da Pasteur: “uno dei più grandi sperimentatori che siano comparsi al mondo e uno delle glorie più pure dell’Italia”.
A Hunter e ai medici che successivamente continuarono i suoi studi va il merito di aver dato alla fecondazione assistita un significato terapeutico.
Scriveva Plinio “l’età dell’uomo scorre velocemente e in più è difficile e incerta, la medicina non ha confini”.
Ora aggiungerei soprattutto la tecnologia non ha confini. Pensiamo ora alla modificazione dell’orologio biologico della riproduzione, alla riattivazione ovarica in vitro di K. Kawamura e al mantenimento della fertilità e riproduzione nei giovani pazienti oncologici.
E’ necessario saper ascoltare ed informare adeguatamente le donne e gli uomini che si sottopongono alla procreazione medicalmente assistita, in modo da trovare percorsi soggettivi in contesti e pratiche fortemente segnati dalla tecnologia e dalla rigidità di normative, della scienza, della politica e della religione.
Questa è la prima puntata della storia della procreazione medicalmente assistita, sentendomi più aderente alla storia della medicina, Ai giovani ricercatori e medici spetta il compito di scrivere le puntate successive, sicuri della professionalità insieme ad una moralità ed etica del loro operato.
L’unica raccomandazione è non essere solo delle macchine tecnicamente perfette, in quanto la riproduzione rappresenta per ambo i generi l’intimo desiderio di vivere per donare la vita.