CELEBRAZIONE DELLA X SETTIMANA PER LA CULTURA
I PIEDISTALLI DEL BALDACCHINO DELLA BASILICA DI SAN PIETRO
STORIA E LEGGENDA
PROF. ROBERTO RUSSO
PROF. ASSOCIATO DI GINECOLOGIA E OSTETRICIA
PRESIDENTE DELLA SOCIETA ITALIANA DI PSICOPROFILASSI OSTETRICA
La curiosità,la storia arricchita dalle leggende e soprattutto la mia professione di ostetrico ginecologo, sono gli elementi che mi hanno spinto, a rivisitare la Basilica di San Pietro,cercando di conciliarli tutti.
Dopo aver goduto un tramonto romano dietro il Cupolone, abbracciato maternamente dal grande colonnato ovale berniniano della piazza,sono entrato nella basilica, e mi sono messo ad ammirare lo stupendo baldacchino che ne occupa la crociera centrale. Già il prof. Franco Crainz direttore della clinica ostetrica e ginecologica della Sapienza attento cultore della storia della medicina mi aveva accennato alle leggende riguardanti i piedistalli del baldacchino stesso.
Pertanto ho cercato di riesaminare il committente del baldacchino papa Urbano VIII,l’esecutore dell’opera Gian Lorenzo Bernini i piedestalli del baldacchino e le leggende ottocentesche tendenti a dare una interpretazione su detti piedistalli.
Della famiglia Barberini originaria di Barberino di Val D’Elsa,successivamente trasferitasi a Firenze si ricorda Antonio da Barberino (1494-1559) mercante che abbandonò la città dopo la restaurazione dei Medici e si trasferì a Roma dove fu assassinato in via Giulia presso la propria abitazione. Suo nipote Francesco (1528-1600) protonotaro apostolico e tesoriere pontificio preparò la strada a Maffeo da Barberino (1568-1644) che nel 1623 fu eletto papa con il nome di Urbano VIII. Questo pontefice viene ricordato come diplomatico,attivo sostenitore delle missioni e della suprema autorità della Chiesa,inoltre grande mecenate, amante dell’arte della pittura e delle lettere, colto umanista fu soprannominato l’ape attica (presente nello stemma di famiglia).
Roma fu abbellita di importanti opere specie riguardanti il barocco,che rimangono un ricco ed importante patrimonio per l’umanità. Pur tuttavia ne soffri l’erario anche per i privilegi concessi ai componenti della sua famiglia. Innumerevoli furono le pasquinate (1) durante il suo pontificato :”Urbano ottavo dalla barba bella,dopo il giubileo impone la gabella”;la più nota dopo la spogliazione del bronzo delle travi e decorazioni del Pantheon fuso per ricavarne ottanta cannoni e le rimanenti 8372 libbre messe a disposizione del cavalier Bernini per le colonne del baldacchino di San Pietro rimane:”quod non fecerunt barbari,fecerunt Barberini”.
Nominò cardinale il fratello Antonio (1569-1646) che fece costruire la chiesa di Santa Maria della Concezione o dei Cappuccini in via Veneto. L’altro fratello Carlo (1562-1630) ricoprì cariche importanti nello Stato della Chiesa,dei suoi figli ,nipoti di Urbano VIII, Francesco (1597-1679) fu nominato cardinale si occupò della costruzione del palazzo della famiglia Barberini a Roma con l’omonima biblioteca ,lasciando la casa iniziale della famiglia in via dei Giubbonari;Antonio anche lui fu cardinale e camerlengo e legato pontificio;Taddeo (1603-1647) principe di Palestrina fu prefetto di Roma e generale delle truppe pontificie. La guerra condotta da Taddeo, per impossessarsi del ducato di Castro e Ronciglione di Odoardo Farnese, si rivelò una sconfitta ed uno smacco per il papa e la sua famiglia. Morto Urbano VIII sali al soglio pontificio Innocenzo X Panphili che apri una inchiesta sui tre fratelli Barberini,che si rifugiarono in Francia sotto la protezione del cardinal Mazzarino. La famiglia Barberini per mancanza di figli maschi conservò il suo nome per il matrimonio di Cornelia con Giulio Cesare Colonna per cui i discendenti presero il nome di Barberini Colonna di Sciarra,infine esauritasi questa discendenza furono i Sacchetti a prendere ,anche loro, il nome dei Barberini.
L’artista prediletto da Urbano VIII,in tutto il suo pontificato,fu Gian Lorenzo Bernini (2) (nato a Napoli nel 1598 morto a Roma nel 1680),figlio di Pietro già attivo artista e collaboratore con il figlio di molte opere come “la barcaccia di piazza di Spagna”. . Tra queste al venticinquenne Gian Lorenzo fu commissionato nel 1624 il baldacchino di San Pietro con
molte perplessità della Reverenda Fabbrica di San Pietro.
Gian Lorenzo Bernini fu architetto, pittore,poeta,scenografo e scultore,iniziò a lavorare a 15 anni con il padre Le prime opere furono commissionate dal cardinale Scipione Borghese per il decoro della sua villa al Pincio ovvero villa Borghese. Successivamente divenne l’artista della famiglia Barberini.
Nel 1629 mori Carlo Maderno ed il nipote Francesco Castelli detto il Borromini con il Bernini vennero chiamati a completare palazzo Barberini anche se tra i due ci furono sempre aspri dissidi e critiche. Nella vita privata il Bernini viene dipinto come uomo brillante,con arguzia partenopea,impetuoso,si ricorda un violento screzio con il fratello Luigi per il corteggiamento di questo con una donna cara a Gian Lorenzo. Si sposò a 40 anni con Caterina Tezio figlia di un rispettabile cittadino romano. Lavorò ed abbellì Roma di opere splendide.
Colpito da paralisi morì nel 1680, fu seppellito,vicino alla sua dimora,nella chiesa di Santa Maria Maggiore,lasciò in eredità 400.000 scudi pari a 2.148.000 lire,il figlio Domenico raccolse una biografia paterna.
Dopo avere brevemente esaminato sia il committente che il magnifico artista occupiamoci del Baldacchino in particolare dei suoi piedestalli.
Il 7 giugno 1624 Urbano VIII commissionò a Gian Lorenzo Bernini il baldacchino di San Pietro,dopo precedenti commissioni andate ripetutamente fallite (3, 4).
Il baldacchino misura 28,74 m.,pesa 63 tonnellate,i piedistalli sono alti 2,6 m.,le colonne spiraliformi di bronzo dorato 11,1 m,gli angeli 4 m,e i putti 2,5m.
L’opera berniniana spicca per le enormi dimensioni , per le perfette proporzioni sapientemente armonizzate con lo spazio circostante della crociera centrale di San Pietro. Particolare cura fu posta,alla stabilità dell’opera,studiando e rafforzando le fondamenta sotterranee della chiesa.
Inoltre si riuscì a conciliare l’uso congiunto sia del ciborio dell’altare nell’abside che il baldacchino dell’altare sulla tomba di san Pietro, in virtù di una terza funzione, quella di apparato funebre permanente per i funerali dei pontefici.
I quattro piedistalli di marmo di Carrara sono ornati con specchiature marmoree in giallo antico, su ciascuno dei due lati esterni ospitano lo stemma dei Barberini in marmo bianco, a questa opera lavorarono anche Agostino Radi ed il Borromini.Ciascun stemma è costituito da uno scudo centrale con tre api a bassorilievo (insegna araldica di Urbano VIII) sormontato da un cartiglio che ospita una piccola testa femminile,sopra il quale si trovano due grandi chiavi incrociate e la tiara pontificia. Alla base dello scudo già fuori della cornice in marmo giallo è rappresentato un mascherone. Apparentemente identici nelle otto versioni questi stemmi si differenziano per alcuni dettagli: per le testine presenti sopra lo scudo,per i mascheroni e per le decorazioni della tiara pontificia.
Secondo una leggenda ottocentesca queste diversità furono interpretate come l’espressione scultorea delle varie fasi della gravidanza e del parto stesso con la nascita in ultimo di un bambino nelle vesti di un cherubino. Anche gli stemmi visti di profilo sono,iniziando dal primo baldacchino di sinistra entrando nella basilica,sempre più voluminosi come il ventre di una donna con il progredire di una gravidanza,ritornando piatto,nell’ultimo stemma come dopo un parto.
Le testine femminili esprimono l’espressione di una donna nei diversi periodi del travaglio di parto;infatti il volto femminile inizia a contrarre i suoi tratti,cresce il disordine dei suoi capelli,gli occhi che al principio esprimono sofferenza tollerabile si fanno stravolti,la bocca chiusa all’inizio si apre a grida ed urla.
Il mascherone, sottostante lo scudo, potrebbe rappresentare i genitali esterni
femminili, nelle sue modificazioni nelle diverse fasi del parto.
Infine nella tiara papale,del primo stemma,si rileva la presenza di un piccolo volto di bambino,quasi come titolo o scritto introduttivo della nascita.
Le probabili interpretazioni della lettura dei piedistalli in verità molto celati, sono legate a diversi avvenimenti dell’epoca come:
Un capriccio od un augurio per una nipote di Urbano VIII che desiderava una gravidanza ed un felice parto.
Il mancato consenso per un matrimonio tra il Bernini ed una nipote del papa che ,secondo alcune fonti, avrebbe avuto un figlio dal Bernini stesso.
Il mancato riconoscimento di un nipote avuto dalla sorella di un allievo del Bernini con Taddeo Barberini.
La lunga gestazione nella realizzazione del baldacchino durata non nove mesi bensì nove anni,
Secondo Fehl (5) una possibile lettura dell’artificio barocco dei piedistalli sono le immagini di dolore del viso della donna che rappresenterebbero le diverse fasi di un processo di trasformazione vicino a quello della nascita,dalla confusione alla conoscenza,dall’agitazione alla quiete,dal dolore alla serenità.
Per una glorificazione del papato di Urbano VIII,che in un mondo governato da vizi,guerre,dolori ed ignoranza, con un processo di trasformazione, con la nascita del cherubino porterà pace e prosperità.
Molti autori dal Curatolo (6),Witkowski (7) Ianniruberto (8) di diversa estrazione clericale e non,studiosi di storia della medicina,ginecologi e registi cinematografici,si sono occupati di questi particolari del baldacchino.
Indubbiamente la verità non verrà mai accertata ,anche se a mio avviso, c’è da chiedersi se il Bernini aveva intenzione di recare un affronto cosi grave ad Urbano VIII,suo protettore,nella basilica di San Pietro,centro della cristianità.
Rimane come scrive Sergei Ejzenstejn (9),grande regista russo,che questi otto stemmi dei piedistalli in realtà non sono identici,ma neppure autonomi l’uno dall’altro. “Questi otto stemmi sono otto inquadrature,gli otto pezzi di montaggio di una completa sceneggiatura.
Le varie leggende intorno ai piedistalli mostrano il potere della suggestione dell’arte,per questo forse ci riporteranno a rivisitare,tra una moltitudine di turisti, non solo la basilica di San Pietro, ma a girare intorno a questi piedistalli in quanto come scrive Domenico Bernini (10) nel 1713 nella biografia paterna il baldacchino non si presta ad essere “raccontato ed ispira la poesia piuttosto che la prosa, per cui è difficile descriverlo,onde l’occhio solamente può essere degno Giudice.
Bibliografia
1) Fernando e Renato Silenzi.
Pasquino quattro secoli di satira romana
Vallecchi 1968
2) F. Baldinucci
Vita del cavalier Gio. Lorenzo Bernini, Firenze 1682,ed moderna in
F.Baldinucci,Notizie dei Professori del Disegno da Cimabue in qua.
P.Barocchi Firenze vol.V
3) Mirabilia Italiae
La basilica di San Pietro in Vaticano
Franco Cosimo Panini, 2000
4) Maddalena Spagnolo
Bernini Il Baldacchino di San Pietro
Franco Cosimo Panini,2000
5) Fehl Philip
The “Stemme” on Bernini’s Baldacchino in St Peter’s: a forgotten
compliment. The Burlington Magazine 1976
6) G.E. Curatolo
L’arte di Julio Lucina in Roma,
Roma 1901
7)Witkowski G.I
L’art profane a l’Eglise,ses licences symboliques satiriques et
fantaisistes. Paris 1908
8) Achille Ianniruberto e Maria Ianniruberto Artemisia News 1997
9) Sergei M. Ejzentejn
Teoria Generale del Montaggio
Marsilio 2004
10) Bernini Domenico
Vita del cavalier Gio. Lorenzo Bernino. Roma 1713
(ristampa anastatica, Perugina 1999)