“Le linee guida nell’ipertensione dei dializzati”
S. Pizzarelli
In pazienti con insufficienza renale terminale in dialisi, una recente metanalisi ha mostrato che la riduzione della pressione arteriosa sistolica e diastolica comportava una riduzione degli eventi cardiovascolari e della mortalità cardiovascolare e per
tutte le cause.
Tuttavia, non vi sono informazioni su quale sia il target pressorio da raggiungere e la riduzione della mortalità è stata osservata solo nei pazienti affetti anche da insufficienza cardiaca. Per questo motivo non può essere fornita una precisa raccomandazione su quale sia il valore pressorio da raggiungere.
L’ipertensione è un reperto costante nei pazienti in emodialisi ed ha un forte impatto sulla sopravvivenza. Raccomandazioni dettagliate sulla gestione dell’ipertensione nei pazienti in trattamento emodialitico sono state pubblicate dalle società scientifiche di nefrologia e pertanto in questo documento verranno aggiunte soltanto poche considerazioni.
Innazitutto, una accurata misurazione della pressione arteriosa è fondamentale nei pazienti sottoposti ad emodialisi. Tuttavia, la misurazione della pressione arteriosa eseguita prima dell’inizio della dialisi può non riflettere la pressione media dei pazienti7.
Pertanto le domande su come e quando le misurazioni della pressione arteriosa devono essere eseguite sono di cruciale importanza con chiara evidenza della superiorità della automisurazione domiciliare rispetto alle misurazioni della pressione effettuate prima della dialisi. In secondo luogo, quale sia il target pressorio da raggiungere nei pazienti in dialisi non è stato ancora chiaramente stabilito. Una particolare difficoltà è rappresentata dal fatto che le alterazioni del bilancio idroelettrolitico rendono particolarmente variabile la pressione arteriosa e che l’entità della riduzione dei valori pressori può dipendere dalla presenza di complicanze come la cardiomiopatia piuttosto che dai farmaci antiipertensivi impiegati8.
Infine, tutti i farmaci antipertensivi, ad eccezione dei diuretici, possono essere utilizzati nei pazienti in trattamento dialitico e le dosi devono essere stabilite in base all’instabilità emodinamica ed alla capacità del farmaco di essere esso stesso dializzato.
I farmaci che interferiscono con la correzione omeostatica della deplezione di volume (già severamente alterata nell’insufficienza renale) dovrebbero essere evitati per ridurre al minimo fenomeni di ipotensione durante la rapida e intensa riduzione della volemia associata con la dialisi.
Studi clinici randomizzati controllati condotti su pazienti in terapia dialitica sono rari e andrebbero incoraggiati. Peraltro, sedute dialitiche più frequenti o più lunghe potrebbero risolvere i problemi di tipo emodinamico associati alla restrizione dell’introito di sale o alla dialisi breve.
Stefania Pizzarelli
Nefrologa Ospedale San Camillo,Roma