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Marcello Malpighi (Crevalcore, 10 marzo 1628 - Roma, 29 novembre 1694) fu un medico pioniere della fisiologia e dell'anatomia. Marcello Malpighi nacque a Crevalcore, alle porte di Bologna, il 10 marzo 1628. Nel gennaio del 1646 s'iscrisse allo Studium di Bologna. Il giovane Malpighi non sembra aver mostrato una precoce vocazione per gli studi. La sua vita spensierata si spezzò quando nel 1649 morirono entrambi i genitori ed il nonno paterno. Da primogenito Malpighi doveva occuparsi dei suoi otto fratelli; decise così di diventare medico. Si appassionò all'anatomia e frequentò il "Coro anatomico", un'accademia fondata da Bartolomeo Massari che si era dedicata alla dissezione di animali e, se disponibili, di cadaveri umani. In quegli anni, però, lo Studium di Bologna era entrato in un'età grigia e nella medicina bolognese, nonostante la tradizione anatomica risalente a Mondino de' Liuzzi, Andrea Vesalio e Giulio Cesare Aranzio, l'autorità antica di Galeno era tuttora saldamente ancorata. Le attività del Coro provocarono l'animosità di quasi l'intero corpo accademico. Avversari particolarmente accaniti furono Paolo Mini e Ovidio Montalbani. Il primo proclamò che lo studio degli antichi scritti di Galeno rendeva inutile qualsiasi dissezione, il secondo fece valere la sua autorità per introdurre nell'esame di dottorato una severa prova di fede alla medicina galenica. Malpighi si sentì particolarmente perseguitato, probabilmente perché uno degli antagonisti, Tommaso Sbaraglia, era legato alla famiglia dei Malpighi da un vecchio e profondo odio nutrito da dissidi su un pezzo di terreno di confine tra le proprietà delle due famiglie. Così nel 1656, due anni dopo la laurea in "medicina e filosofia" e un anno dopo la morte del suo maestro (e cognato) Massari, Malpighi accettò l'invito dell'arciduca Leopoldo di Toscana di insegnare a Pisa. Qui divenne membro dell'Accademia del Cimento, che si proponeva come erede della scienza galileiana in Italia riunendo molti studiosi illustri. Una particolare amicizia lo legava al matematico Giovanni Alfonso Borelli, che lo introdusse alla iatromeccanica. Questo nuovo indirizzo cercava di applicare la filosofia meccanica di Descartes ai corpi viventi e di considerare, quindi, gli animali, complessi ingegni meccanici. Nell'ambito dell'Accademia Malpighi conobbe anche un nuovo strumento che lo doveva accompagnare per il resto della sua vita: il microscopio. Ritornato nel 1659 a Bologna per intercedere per suo fratello Bartolomeo, condannato a morte per aver ucciso durante una rissa il primogenito degli Sbaraglia, Tommaso, Malpighi vi rimase, coprendo la cattedra di Medicina teorica e facendo le sue prime importanti osservazioni microscopiche. In una serie di lettere dirette a Borelli, Malpighi descrisse la struttura fine dei polmoni. Nella medicina galenica i polmoni erano considerati costituiti di sangue coagulato. Malpighi non si mostrò solo seguace della filosofia meccanica e maestro di microscopia ma riuscì anche a penetrare con vari artifizi anatomici nell'interno delle strutture e a svelare il sottile meccanismo del loro funzionamento. Con la descrizione degli alveoli Malpighi gettò le basi per una teoria della respirazione e fornì un dato fondamentale alla nascente medicina moderna: nella sua famosa opera De motu cordis (1628), William Harvey aveva portato prove decisive contro il sistema galenico che vedeva il sangue prodotto nel fegato e poi consumato dalle parti del corpo. Al sistema harveiano della circolazione del sangue mancava tuttavia la dimostrazione che era effettivamente "chiuso". Malpighi rivelò che nei polmoni arterie e vene erano collegate da una finissima rete capillare. Le tensioni all'interno del corpo docente bolognese non si erano placate, e Borelli convinse Malpighi che era meglio lasciare la città e trasferirsi a Messina dove lui gli aveva procurato un posto molto ben remunerato all'università. A Messina Malpighi proseguì la sua immane opera intesa a rivelare la struttura microscopica degli organi degli esseri viventi. Nel 1665 pubblicò i tre opuscoli: De lingua, De cerebro e De externo tactus organo, incentrate sul senso del gusto, sul funzionamento del cervello e sul senso del tatto. Un altro clamoroso successo per la iatromeccanica avvenne l'anno successivo quando uscì De viscerum structura, nel quale Malpighi mise in evidenza il complesso sistema di follicoli, tubuli e vasellini dei reni e sviluppò un nuovo modello del processo della secrezione. Ma anche a Messina Malpighi non resistette a lungo e nel 1666 fece ritorno nella sua amata Bologna ottenendo l'insegnamento di Medicina pratica e diventando un medico richiesto e, per conseguenza, persona benestante. Gli anni a seguire furono di particolare importanza per la vita di Marcello Malpighi perché videro la rottura dell'amicizia con Borelli e l'inizio della collaborazione con la Royal Society di Londra, che dal 1669 in poi pubblicherà tutte le sue opere. Entrambi gli eventi rafforzarono l'autonomia scientifica di Malpighi che, pur rimanendo sempre fedele alla microscopia e alla iatromeccanica, estese ulteriormente il suo campo di ricerca: agli insetti (De bombyce, 1669), all'embriologia (De formatione pulli in ovo, 1673) e alle piante (Anatomes plantarum, 1675/1679), aprendo per ognuno di essi nuove strade. Solo davanti ai minerali si diede per vinto. Nel 1687 la Royal Society pubblicò l'Opera omnia di Malpighi, ma nonostante la sua crescente fama a livello internazionale, l'opposizione bolognese non si attenuò. Il valore dei lavori di Malpighi venne messo in dubbio e ridicolizzato dal botanico Giovanni Battista Trionfetti, dall'arcidiacono Anton Felice Marsili e dagli eterni nemici Paolo Mini e Giovanni Girolamo Sbaraglia. Per di più, un incendio, che nel 1683 distrusse la sua casa di città insieme a tutti i suoi strumenti e manoscritti, e i crescenti problemi di salute contribuirono a offuscare la sua vita. Nel 1688 Malpighi raccontò in una lettera i dettagli di una violenta incursione da parte di Sbaraglia che semidistrusse con alcuni suoi studenti la sua villa a Corticella, alle porte di Bologna. Molto probabilmente, però, non si trattava di un fatto realmente accaduto ma di un racconto allegorico, nel quale Malpighi aveva trasformato le vessazioni verbali subite nel De recentiorum medicorum studio dissertatio epistolari ad amicum. In questo libello l'autore anonimo, probabilmente Sbaraglia, attaccò Malpighi e mise in dubbio l'utilità della scienza e della microscopia per l'arte medica. Nel 1691 Pietro Antonio Pigatelli, cardinale legato di Bologna, venne eletto papa Innocenzo XII. Egli volle avere l'amico bolognese Malpighi come archiatra a Roma. Malpighi non riuscì a lungo a sottrarsi a tale richiesta. Fu nominato "cameriere segreto partecipante", titolo che equivalse allo status clericale di monsignore, e fu accolto a Roma con i massimi onori. Nonostante ciò, Malpighi visse il trasferimento forzato con amarezza e tristezza. Tre anni più tardi, il 19 novembre 1694, morì dopo un attacco apoplettico. Tre anni dopo apparse la sua Opera posthuma. Niente descrive l'opera innovatrice di Malpighi meglio del giudizio di un suo contemporaneo: "Alter microcosmi Columbus, non unum tantum, verum innumeros novos orbes in sola viscerum structura detexit" "Un altro Colombo del microcosmo, scoprì non uno solamente, ma invero numerosi nuovi mondi nella sola struttura delle visceri".
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