La terapia genica
Dr Michael Kaplitt, Dipartimento di Neurochirurgia, Cornell University,
New York
Dr Pantaleo Romanelli, Neurochirurgia Funzionale, IRCCS Neuromed, Pozzilli
La terapia genica consiste nell' utilizzo di virus modificati in modo da eliminare la loro capacita' proliferativa mantenendone l' abilita' a penetrare nelle cellule . Il ceppo virale selezionato puo' presentare un tropismo per determinati fenotipi cellulari e viene ingegnerizzato in modo tale da trasportare determinati geni all' interno della cellula infettata ed esprimerli attivamente cosi da modificare le funzioni cellulari. Il fenotipo neuronale puo' essere trasformato da glutammergico in gabaergico alterando profondamente l' azione dei neuroni coinvolti . Per esempio i neuroni del subtalamo, che sono caratterizzati nel morbo di Parkinson da eccessivo output glutammergico, possono essere modificati in modo tale da esprimere prevalentemente un output gabaergico . Tale modifica permette di ristabilire il normale equilibrio nei rapporti tra gangli della base , talamo e corteccia . L' utilizzo di Adenovirus opportunamente modificati in modo tale da trasportare il gene che esprime l' enzima GAD ( decarbossilasi dell' acido glutammico) e' stata gia' clinicamente testata in uno studio di fase I. L' enzima GAD permette la traformazione dell' acido glutammico in GABA cosi da cambiare il fenotipo neuronale da eccitatorio in inibitorio. Tramite iniezione stereotassica, il virus viene depositato nel subtalamo , assorbito dai neuroni subtalamici ed integrato nel genoma, esprimendo conseguentemente l' enzima GAD cosi da modificare il fenotipo neuronale alterando favorevolmente il circuito sensorimotorio che comprende le regioni motorie corticali, i gangli della base ed il talamo. I pazienti trattati hanno ben tollerato l' intervento ed hanno mostrato miglioramenti clinici incoraggianti. Dimostrata la buona tollerabilita' della terapia genica con Adenovirus modificati in pazienti con morbo di Parkinson, si e' proceduto ad uno studio multicentrico di fase II per meglio analizzare l' efficacia clinica del trattamento, in particolare se confrontato con la stimolazione cerebrale profonda. Tale studio verra' completato tra breve. In generale si ritiene che questo approccio rappresenti un apporto del tutto nuovo e incoraggiante nella terapia non solo del morbo di Parkinson ma anche di svariati altri disturbi di natura degenerativa del sistema nervoso centrale, tra i quali, ad esempio, il morbo di Huntington.