Ermes Orlandelli
Il termine “passione” è rivestito di molti significati e verrebbe da dire che, toccando l’inconscio, ha infiniti significati.
In questo simposio ci si limiterà ad affrontare solo alcuni dei molti significati di “passioni”.
Il dizionario etimologico della lingua italiana (Zingarelli ed.) fa scorrere i significati di “sofferenza fisica”,”sofferenza morale”, “sentimento intenso e veemente”, ”forte amore”, commozione e drammaticità… e altro.
Nel senso della sofferenza la passione che ha attraversato e attraverserà tutti i secoli è quella di Cristo, così presente non solo a tutti i cristiani, ma così valorizzata dai Pazienti (anche questo termine deriva da pathos, come l’insegnamento di Patologia Medica,ossia la trasmissione della conoscenza di Pathos e Logos nella ricerca medica e nella clinica) con malattie croniche irreversibili e con malattie terminali.Una passione che non fa sentire soli nel momento del trapasso.
“Impassibile” è il termine che viene a rappresentare il freddo e il gelo emotivo, l’assenza di passioni e di emozioni, l’anticamera delle somatopsicosi. Il contrario della affermazione “ama e fa ciò che vuoi”.
Giovanni Maria Lancisi, fondatore della Biblioteca (1714) e dell’Accademia Lancisiana (1715), archiatra pontificio, ha avuto una grande passione per la scienza e per la “comunicazione della scienza”, per cui è bene sapere che incontri come quello odierno sono stati richiesti come desiderio testamentario dal Lancisi, in nome del motto “ars longa, vita brevis”, così che la biblioteca e l’Accademia venivano ad assicurare, attraverso lo scambio dei saperi, la sopravvivenza della cultura. Morì a 65 anni, designando come suo erede universale l’Ospedale Santo Spirito, in cui aveva lavorato, disponendo che il denaro guadagnato con i ricchi andasse agli infermi poveri.
La passione per la cultura e la scienza propone l’attenzione su Sigmund Freud, in cui la genialità delle nuove scoperte psicoanalitiche si collega alla biopatografia personale. Nel libro di uno dei suoi ultimi medici curanti, Max Schur (“Freud in vita e in morte” Universale Bollati Boringhieri ed.) è possibile incontrare presto i disturbi cardiaci e la lotta (persa) contro il bisogno di fumo, la presenza costante del problema della morte, per cui Egli fissava una scadenza, che spostava quando si accorgeva che era ancora vivo alla data prevista per la dipartita, le depressioni legate ai lutti, alle guerre mondiali, alle difficoltà economiche, al cancro alla mascella, che porterà dal 1923 al 1939, con più di trenta interventi chirurgici, all’esilio ormai vecchio e malato.
La biopatografia porta a considerare la “nemesi” che oggi incontreremo in altri artisti: allo scopritore della cura con la parola viene il tumore in bocca, a Mozart, divino compositore e grande pianista il padiglione dell’orecchio sinistro, soffre di una deformazione congenita e il reumatismo articolare gli impedirà di suonare ed accelererà la morte prematura a 35 anni per insufficienza renale. Sulla morte prematura non prendiamo in considerazione l’ipotesi dell’avvelenamento, anche se viene riportato che lo stesso Salieri, in momenti non tranquilli per la sua psiche, si fosse autoaccusato di aver avvelenato Mozart, che, di suo, sosteneva che gli fosse stato commissionato il “Miserere” per dargli un messaggio di morte. Sosteneva anche che gli fosse stata somministrata la velenosa acqua toffana, dal nome di una donna che aiutava le mogli a sbarazzarsi dei mariti. Secondo Paolo Puddu, Professore emerito di Medicina Interna nell’Ateneo bolognese (Canone enigmatico, Clueb ed.) vanno prese in considerazione anche cause genetiche e la Sindrome di Gilles de la Tourette, caratterizzata da tic non controllabili accompagnati da coprolalia (parole oscene) e da copropraxia (gesti osceni). “Mozart magnus corpore parvus”, così si firmava il genio. Come è noto Mozart non fece in tempo a completare la “Messa di Requiem” e morì il giorno dopo aver composto il “Dies Irae” venendo sepolto in una fossa comune: “Sic transit gloria mundi”. A Renoir l’artrite reumatoide renderà talmente rigide le mani che il pennello dovrà essere messo a viva forza tra le dita. Beethoven soffrì di sordità. Vincent Van Gogh merita una citazione a parte perché l’espressione del massimo della sua genialità e creatività si associa alla grande follia. Il 27 luglio del 1890 Vincent si sparò un colpo di rivoltella mentre dipingeva la sua ultima opera, “Campo di grano con corvi” con i colori giallo e blu. Ma l’epilessia, l’alcolismo, la schizofrenia, l’orecchio tagliato nulla hanno potuto per arrestare la fruizione del capolavoro “Sun flowers vaso con dodici girasoli”. L’arte e la passione ad essa collegata attraversa ed attraverserà tutti i secoli, proponendo una delle più grandi rappresentazioni dell’inconscio.
Abbiamo scritto di Orfeo ed Euridice, della passione e del tifo per lo sport, per la poesia, per il teatro, per il cinema… ma il modo migliore di continuare questo discorso è di far svolgere i temi previsti dal Simposio.