Il tempo futuro. “Ipotesi sulla chirurgia della Degenerative Disc Disease (DDD) spinale del futuro”

G. Guizzardi

Introduzione.

Parlando di futuro non si può non ricordare che noi siamo la nostra storia ed il nostro passato e quindi non possiamo prescindere dal percorso di esperienza che ci ha portato fino ad oggi.

1.     Ricordi anatomici e fisiopatologia del disco intervertebrale.

Il disco intervertebrale ha due funzioni fondamentali: quella di shock absorber (quando noi camminiamo, quando cambiamo posizione e durante molte altre azioni della nostra vita quotidiana; la seconda è quella di pompa (durante la decompressione attira al suo interno il sangue per nutrire se stesso e la cartilagine che lo separa dai piatti mentre durante la compressione lo respinge fuori verso il torrente venoso).      

2.     La “Patomeccanica”.

Durante la vita quotidiana e sempre più con il passare degli anni il nostro disco è sottoposto aduna serie di forze che su di esso si esercitano (forze di compressione/trazione, flessione, scorrimento e taglio) che determinano un progressivo essiccamenti e quindi perdita delle sue capacità elastiche. Il disco quindi dapprima si fessura al centro, poi si riduce pian piano in altezza, può rompersi e quindi arrivare all’ultimo stadio della sua vita che ne è il riassorbimento e quindi la totale scomparsa. Il cambiamento delle sue caratteristiche comporta pertanto una cambiamento anche delle normali condizioni di funzionamento dei segmenti vertebrali (questo fenomeno si chiama con il termine coniato dal prof. Pierre Rabischong appunto “patomeccanica”).

 

3.     L’ingegneria dei biomateriali.

Nell’ultimo decennio ed ancor più speriamo nel futuro l’ingegneria dei materiale si sta dedicando alla studio e quindi alla biocompatibilità di nuovi materiali che possano simulare la struttura e quindi l’elasticità del disco (come ad esempio i siliconi biomedicali iniettabili) e a materiali che possano stimolare la ricrescita ossea e la sua biointegrazione (vedi i derivati del vetro ecc).

4.     Il trapianto discale.

E’ chiaro spero dopo questi discorsi che il trapianto discale, specie a livello lombare, non accompagnato da una correzione delle alterazioni della funzione della unità spinali non ha al momento un grosso significato. I tentativi già iniziati 10 aa fa circa medianti dischi congelati prelevati da donatore non hanno portato al momento grossi risultati, anzi hanno dato esito in alcuni casi ad una calcificazione completa del materiale impiantato.

5.     Le cellule staminali.

Si fa attualmente un gran parlare di esse attualmente in medicina, ma non tutti sanno che le cellule staminali da sole muoiono, per cui per adempiere alla loro funzione esse necessitano di un contenitore (scaffold) e di specifici fattori di crescita. Per quanto riguarda la possibilità di rigenerazione del disco siamo ancora molto lontani da una reale possibilità, proprio forse per la mancata correzione di quei fattori che minano il disco durante la sua attività.                                                           Un discorso completamente differente va invece fatto per quanto riguarda la loro capacità di aiutare la ricrescita ossea e di accelerare la formazione del callo osseo: in queste due situazioni il loro impiego a portato a risultati sorprendenti, come il gruppo del nostro ospedale che da circa 10 aa sta portando avanti questo progetto e di cui ho l’onore di far parte,ha ampiamente dimostrato.

CONCLUSIONI.

Ritengo che il futuro della chirurgia della DDD lombare sarà stimolante, affascinante ma al momento ancora imprevedibile (e contrariamente alla inveterate abitudini italiche la ricerca deve essere “pura” e non viziata da un obbligo e certezza di risultato in partenza; e proprio qui è il suo fascino).

 

PER LA CORRISPONDENZA:

Prof. Giancarlo Guizzardi

Neurochirurgia 1, A.O.U. Careggi, Firenze

euydgu@tin.it