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La Pedofilia:
cosa fare per la prevenzione?
Roma – 18 marzo 2008
La pedofilia, tra psichiatria biologica e psicodinamica
Mario GIAMPÀ
.... quanto più indietro nella storia si indaghi, tanto più l'universalità dell'incesto appare evidente,
così come appaiono con maggior evidenza le altre forme di abuso sul bambino.
Lloyd deMause, 1991
L'esperienza lascia una traccia (...) e oggi noi possiamo studiare le manifestazioni di questa traccia non solo attraverso la Teoria Psicoanalitica, dove essa è indagata nella sua dimensione semantica, ma anche a livello cerebrale, attraverso la nozione di plasticità neuronale (...) è oggi possibile indagare la natura dei meccanismi neurali che permettono all'esperienza di dare forma alla struttura emozionale del soggetto (...) alcune esperienze lasciano una traccia nella “rete sinaptica” e si legano a stati somatici, cui si assocerebbero in seguito ulteriori “valutazioni” emotive spesso non accessibili alla coscienza.
Michele Di Francesco, 2008
Per la psicoanalista brasiliana Fani Hisgail (2007) la pedofilia, vecchia come il tempo, se prima era occulta, adesso ha guadagnato visibilità: in questi ultimi decenni, la fotografia, il cinema, la TV e internet, hanno contribuito a che l'immaginario, non solo sessuale, venisse incrementato. Attraverso gli audivisivi la pornografia infantile è diventata la pedofilia virtuale, con l'aggravante dell'aumento dei porno denominati snuff dove si arriva ad uccidere bambini e donne, dopo essere stati violentati e torturati durante le riprese. Una commissione di indagine sulla pedofilia, del parlamento federale brasiliano (2008) ha individuato su Google più di 200 siti di pedofili con materiali pornografici e nomi di possibili vittime. Il procuratore dello Stato di San Paolo, Sérgio Suiama, ha dichiarato nel mese di aprile 2008, che circa il 90% delle 56 mila denuncie di pedofilia per internet, degli ultimi anni, si riferiscono ad un portale (Orkut) che conta 27 milioni di utilizzatori.
La rapidità delle comunicazioni in tutti i campi ha creato una sovrapposizione di culture in continuo cambiamento. Per Gabriella Valacca (2005), questa situazione di perdita o di cambiamento di valori una volta indiscussi, cui fa riscontro ormai da tempo una caduta di autorità a vari livelli, si riflette in diversi modi nell'ambito della famiglia che è il luogo primario dell'educazione, il contesto affettivamente più significativo in cui si svolgono i processi di umanizzazione del bambino (G. Valacca, 2005). In questo contesto la pornografia infantile stimola l'emergere di processi aggressivi, mai risolti e a volte irrisolvibili che hanno come oggetto erotico i bambini. La Hisgail (2007) segnala come la pedofilia sia sempre più presente nella cultura contemporanea, per la presenza nel tessuto sociale di individui che considerano i bambini come oggetti erotici: nel 1996 l'ONU stimava che circa un milione di bambini, all'anno, erano vittime di abusi sessuali che potevano andare dall'abuso sensoriale (pornografia, esibizionismo) all'abuso per stimolazione (carezze superficiali, carezze intime, masturbazione e contatti genitali incompleti) fino all'abuso per realizzare una penetrazione anale, orale e genitale (Lilia Cavalcante, 1998).
Il titolo della mia relazione <La pedofilia, tra psichiatria biologica e psicodinamica> tiene conto delle ricerche sulla plasticità neurale, sulla strutturazione dell'inconscio e la formazione/costruzione dell'apparato per pensare i pensieri: la “mente”. Ciò ci permette di andare oltre la dicotomia somatogenesi o psicogenesi. Prima di Platone, se leggiamo Omero non esiste neppure un termine per indicare una entità propriamente psichica, ed ogni termine “psicologico” ha un preciso riferimento corporeo (R. Rossi e P. Fele, 1999). Da questa unità cervello, quindi corpo, quindi mente ci muoviamo alla ricerca di una comprensione della sessualità.
Lo psicoanalista Wilfred R. Bion (1973) ipotizzava che ogni psiche avesse una controparte fisica nel sistema nervoso centrale. Gerald M. Edelman (1992) ritiene che la mente è emersa in maniera molto precisa da processi morfologici evolutivi: gruppi di neuroni sempre più specializzati che costituiscono la coscienza di ordine superiore, coscienza che è un ricco dominio cognitivo, affettivo e immaginativo: il dominio delle sensazioni (qualia), del pensiero, delle emozioni, dell'autoconsapevolezza, della volontà e dell'immaginazione. Gli esperimenti di <imaging> mostrano l'esistenza di veri moduli cerebrali come aveva supposto Francis Harry Crick (1994) ... gran parte del comportamento del cervello è <emergente>, nel senso che non esiste nelle sue parti separate, quali ad esempio i singoli neuroni. Un singolo neurone è in realtà ottuso: è solo la contemporanea e intricata interazione di molti di essi che può portare a risultati così meravigliosi.
La linea evolutiva che ha condotto alle scimmie e da queste all’uomo ha avuto come conseguenza che il controllo delle attività nervose si è progressivamente spostato verso la corteccia, di modo che oggi tutto il nostro vissuto passa attraverso di essa. Bisogna ancora comprendere completamente l’intenzionalità, ossia lo stato mentale che caratterizza il nostro agire cosciente e razionale (Eddy Carli, 1997). Intenzionalità e sessualità: mentre sappiamo che la sessualità e le sue manifestazioni variano al'interno di una cultura poco sappiamo dello sviluppo della sessualità “normale” e “perversa” e dei suoi legami con lo stato mentale. Sappiamo che il nostro agire cosciente e razionale ha dei limiti dovuto al fatto che l’Io corporeo della vita intrauterina e neonatale non è stato capace, nei primissimi anni di vita, di costruire degli spazi mentali entro cui rappresentare tutta l’intensità qualitativa - e quantitativa che gli stimoli sensoriali operano nel neonato. (G. J. Taylor, 1997). Questi spazi mentali più o meno carenti possono caratterizzare la sessualità “patologica”, che è anche influenzata dagli stili di attaccamento materno sviluppati nel corso dell’infanzia; questi stili acquisiti di solito rimangono relativamente stabili nel corso della vita e possono anche essere trasmessi da una generazione all’altra. L’attività inconscia del cervello è quindi la regola, piuttosto che l’eccezione (LeDoux, 2002). L'attività sessuale si pone più a livello dell'attività inconscia del cervello che dell'attività del “conscio” intesa come “la coscienza di ordine superiore”. L'attività inconscia del cervello, l'Es di Sigmund Freud, è l'attività di migliaia di circuiti formati da neuroni che interagiscono tra di loro e con il mondo esterno al di fuori della nostra realtà cosciente. Daniel J. Siegel (2001) ritiene che ci sono Fattori Genetici che determinano una vulnerabilità ad un certo tipo di disturbo mentale ma anche Fattori Ambientali che giocano un ruolo nella peculiarità dei Sintomi. Lo studio dell'attaccamento madre-bambino ha evidenziato che il principale Fattore Ambientale è il rapporto con una buona madre accudente e attenta ai bisogni del figlio, in modo tale da creare relazioni precoci di attaccamento che favoriranno valide funzioni cognitive, valide relazione emotive, una costruttiva competenza sociale e capacità di reagire alle avversità secondo la cultura nella quale si è cresciuti. Invece un Fattore Ambientale sfavorevole è dovuto ad un attaccamento insicuro del bambino con una madre con una scarsa disponibilità affettiva ed empatica. Ciò aumenta il rischio di disfunzioni psicologiche e sociali nel bambino e in seguito, nell'adolescente, può provocare un relazionarsi al mondo esterno con caratteristiche di freddezza e di distacco. Questi bambini molte volte sono a rischio di cedere ai soggetti con condotte pedofile o di avere una sessualità “patologica”. J. E. LeDoux ha evidenziato gli effetti negativi della separazione madre-figlio, che non solo è causa o concausa di malattie organiche ma anche di malattie mentali come conseguenza della paura dell'essere abbandonato; in queste situazioni si sono misurati alti livelli di cortisolo nel neonato e nel bambino. Così lutti e traumi non elaborati dei propri genitori non permettono di entrare in contatto emotivo con la mente del bambino, frustrando i suoi bisogni e provocando, prima dei tre anni, per gli alti livelli di cortisolo, danni ai neuroni dell'ippocampo, con conseguenti disturbi della memoria ed eventuali più o meno gravi disturbi della personalità, che molte volte sono alla base delle successive perversioni sessuali.
Oggi attraverso la risonanza magnetica funzionale (fMRI) si cominciano ad evidenziare elementi nuovi per la comprensione della sessualità umana. Sappiamo ormai dell'importanza del cortisolo nello stimolare o nell'inibire l'asse ipotalamo-pituitario-surrenale, il cortisolo facilita un rapporto affettivo prima e poi lo stabilizza nel tempo. Si è visto il ruolo del sistema serotoninergico nelle ossessioni e nelle forme di gelosia “soffocante”; della importanza dei livelli di ossitocina e della vasopressina nell'attaccamento, nella riproduzione sessuale e nell'allevamento dei figli. La fMRI suggerisce come diverse regioni con elevata attività dopaminergica siano attivate in soggetti che hanno legami d'amore: si riscontrano funzioni emozionali nelle aree corticali come l'insula mediale e la corteccia cingolata anteriore e nelle aree sottocorticali come il nucleo caudato ed il putamen (G. M. Festa, 2008). Oltre gli ormoni e i neurotrasmettitori un ruolo importante è giocato dalla memoria per le manifestazioni della sessualità. Essa, anche a livello di circuiti neurali, gioca un ruolo importante nel determinare non solo ciò che ricordiamo, ma anche le modalità con cui rievochiamo gli eventi del passato e costruiamo il racconto della nostra vita e agiamo la nostra sessualità. La memoria è l’insieme dei processi in base ai quali gli eventi del passato influenzano le risposte future specialmente a livello della sessualità. George A. Kelly scrisse nel suo saggio del 1955 “The psychological of personal constructs” che ognuno di noi elabora teorie su di sé, sugli altri e sul mondo: l'uomo non è determinato dall'ambiente né dalla sua storia né dalle sue pulsioni ma esclusivamente dal modo con cui soggettivamente costruisce la conoscenza di se stesso, del suo ambiente e della sua storia (già definito dalla psicoanalista Melanie Klein “mondo interno”). Questa conoscenza di se stesso è duttile: è in una continua trasformazione seguendo la “freccia del tempo”, in una oscillazione progressiva “corpo-mente-corpo” (1)
Questa “costruzione della conoscenza di se stesso, del suo ambiente e della sua storia”, questo prevalere del kleiniano “mondo interno” potrebbe farci capire come i soggetti con condotte perverse non provino, quasi sempre, sensi di colpa o vergogna e non siano empatici con le loro vittime: agiscono in uno stato autistico? Possiamo arrivare a stati mentali, arcaici? All'attivarsi di memorie di una mente primitiva, scollegata tra l'ipotalamo e la corteccia cerebrale? Arrivare ad un “mondo interno” come questo dell'anonimo Luther Blisset che scrive (...) adesso, dopo questa campagna scriteriata contro la pedofilia confusa con la criminalità e l'aberrazione umana, cosa accadrà? (...) Avremo davanti a noi generazioni di adulti robot, perché i bambini non palpati, non accarezzati, non pastrugnati, non sbaciucchiati, non amati sensualmente senza tanti brutti discorsi sulla normalità, sono adulti infelici, criminali, tutti potenziali stupratori, squartatori, sadici depressi con una sola cosa in testa: vendicarsi. (Materiale reperito in Internet nel sett. 1998 – firmato da Luther Blissett – titolo della sua lunga lettera: lasciate che i bimbi ... “Pedofilia”: un pretesto per la caccia alle streghe, citato da Tonino Cantelmi, 1999). T. Cantelmi scrive a proposito di questi materiali reperiti in internet che le argomentazioni addotte a sostegno della pedofilia ruotano intorno alla convinzione che il bambino possa esprimere pienamente il suo consenso e che anzi possa desiderare rapporti sessuali con adulti con piena consapevolezza. (...) Concordo con l'autore che non esistono argomentazioni in grado di rendere accettabile alcuna condotta pedofila.
Per quanto riguarda l'Italia, la “violenza carnale” denunciata all'Autorità Giudiziaria ammontava nel 1993 (fonte ISTAT) all'0,3 su 100.000 abitanti mentre negli USA nel 1987 ci sono stati più di due milioni di bambini che hanno subito abusi (compresi quelli sessuali) o sono stati trascurati (J. Novick, K. K. Novick, 1994). Sempre negli USA si è stimato che circa una ragazza su quattro diventerà vittima sessuale entro i diciotto anni di età, un bambino su sei sarà vittima sessuale, si ritiene che siano dati inferiori alla realtà (Monteleone A. James, 1996). Dati statistici più recenti (1995), riguardanti l'inghilterra e il Galles, numera 4600 uomini e 100 donne condannati dai tribunali per reati sessuali perseguibili a norma di legge (Craissati Jackie, 1998). Dati più recenti del Centro Studi Investimenti Sociali (CENSIS) per l'Italia per l'anno 1998 riportano una prevalenza di circa un caso su 400 bambini, con i due terzi delle denunce che riguardano casi di abuso sessuale intrafamiliare, a carico del padre, del nonno o zio del minore coinvolto. L'abuso sessuale extrafamiliare, in base ai casi denunciati, è l'8%. Il 90% degli abusi sessuali è accompagnato da violenze fisiche (dati riportati nell'opuscolo <linee guida per la prevenzione e cura di violenze e abusi sessuali>, a cura del Settore Interventi di Medicina Sociale, Assessorato Salvaguardia e Cura della Salute, Regione Lazio. Coordinatore del gruppo Tommaso Losavio).
Dobbiamo tenere conto che le radici della violenza umana, che culminano nell'aggressione dei bambini, specialmente piccoli, da parte di genitori e adulti, rappresentano una parte della nostra eredità biosociale che ha percorso strade devianti (A. J. Solnit). Ipotizza Volfango Lusetti (2006) che la pedofilia, al pari del sadomasochismo, è un epifenomeno della spinta predatoria cannibalica, che è quasi esclusivamente maschile. Per V. Lusetti (2006) la pedofilia è il prototipo delle perversioni sessuali, essa è una vera e propria “perversione primaria”, perché ha lo scopo di neutralizzare il cannibalismo verso la prole (ossia la forma primaria di cannibalismo) sessualizzandolo : la pedofilia tramuta il bambino da preda alimentare in preda sessuale e consente di salvargli la vita.
Sappiamo che la società è legata in modo determinante alla formazione della sessualità umana, oggi riconosciamo una pervasività della sessualità nella vita degli esseri umani, tale da condizionarne il lavoro, la vita sociale, il benessere e la malattia, la veglia come il sonno (Flaminia Saccà, 1996)
Una definizione di sessualità normale è difficile da delineare ed è clinicamente inattuabile. E' più facile definire una sessualità abnorme - cioè, un comportamento sessuale che ha effetto distruttivo sulla persona stessa oppure sugli altri. (Kaplan, Sadock, Grebb, 1997).
Uno dei primi a studiare la sessualità collegandola all'attività del cervello fu Richard von Krafft-Ebing che, nel suo trattato Psycopathia Sexualis del 1886, classificava la pedofilia tra le aberrazioni dell'impulso sessuale relativo all'oggetto. Per von Kraft-Ebing il pedofilo era un perverso sessuale con una psicopatia erotica su base ereditaria e costituzionale; nello stesso gruppo di aberrazioni includeva l' omosessualità, la zoofilia, la gerontofilia e l'autoerotismo. Anche se considerava la pedofilia una sindrome psicopatologica caratterizzata da una tara costituzionale di tipo degenerativo, non gli sfuggiva la potente influenza che la vita sessuale esercita sui sentimenti, i pensieri e gli atti della vita intellettuale e sociale.
Allora come adesso la pedofilia come in generale le perversioni sessuali (esibizionismo, voyerismo, sadismo, masochismo, feticismo, travestitismo, telefonate oscene, frotteurismo) sono intrisi di toni moralistici (...) e la stessa definizione di attività sessuale perversa rivela quanto la nosologia psichiatrica rifletta la società che la esprime (Glen O. Gabbard, 2007).
Con il termine perversione, oggi, si intendono quelle pratiche sessuali nelle quali un individuo impone desideri personali a un partner che si mostra riluttante a essere coinvolto in questa attività, oppure seduce una persona non responsabile, come un bambino o un adolescente o un adulto mentalmente handicappato (McDougall, 1995). Oggi sappiamo che fattori psicologici, prima descritti per sommi capi, determinano la scelta della perversione. Per quanto riguarda la pedofilia segnala Gabbard (2007) che i molestatori di bambini hanno alti livelli di psicopatologia: psicosi, grave insufficienza mentale, alcolismo e tossicodipendenza, disturbi d'ansia, distimia, stati borderline, condotte antisociali e un disturbo narcisistico di personalità. Un significativo numero di pedofili è contemporaneamente o è stato in precedenza coinvolto in episodi di esibizionismo, voyeurismo o violenza sessuale.
Si comprende da quanto sopra detto che è imperfetta qualunque definizione di pedofilo, pertanto, oggi, si preferisce parlare di condotte pedofile (Bruno Callieri e Luigi Frighi, 1999). Il soggetto con condotte pedofile, secondo i criteri del DSM-IV, deve avere almeno 16 anni e deve essere di almeno 5 anni maggiore del bambino. L'attrazione può dirigersi in senso omosessuale, eterosessuale o verso entrambi i sessi, può concretizzarsi in un comportamento seduttivo nei confronti del bambino per condurlo a giochi sessuali come la masturbazione, rapporti orogenitali, rapporti sessuali veri e propri, che possono comportare vari gradi di violenza. Il soggetto con condotte pedofile può avere avuto nell'infanzia esperienze di molestie sessuali. Abbiamo già evidenziato come alla base delle perversioni sessuali, ci sia un rapporto carente nella relazione primaria tra il figlio e i genitori. Per Daniel Dennett la personalità del figlio è “un precipitato di una trasformazione che avviene solo all'interno di interazioni sociali” (Daniel Dennett, 2001- intervista a Simone Gozzano, Il Manifesto, 23 maggio 2001). Arnold H. Modell che, ha scritto un lavoro sulle trasformazioni in psicoanalisi della passate esperienze, fa proprie l'ipotesi di Tronick che sostiene che l'infante e la madre formino un sistema autoorganizzante che espande lo stato di coscienza del bambino; quella di Shore (1994) che afferma che il cervello del bambino sia scolpito dall'interazione del bambino con la madre; ed il commento di Oliver Sacks sulla teoria di Edelman ... il cervello riflette l'esperienza di vita di ciascun essere umano. Cosicché volontà, sensibilità, senso morale e tutto ciò che si chiama personalità e anima vengono scolpiti nel sistema nervoso. Per Modell in determinate situazioni affettive la distinzione tra passato e presente viene obliterata. Da quanto sopra riferito si può sostenere che personalità e sessualità di una persona sono così intrecciate che è impossibile parlare solo di sessualità come entità separata. Per quanto riguarda la perversione sessuale Stoller sostiene che essa è “la forma erotica dell'odio”, dell'aggressività, dell'ostilità, della vendetta, della disumanizzazione dell’oggetto.
Francesco Montecchi (1999) scrive che l'esperienza di pedofilia di un bambino è un fatto molto frequente ed è un fatto che rimane per lo più sommerso perchè la vergogna, l'imbarazzo, il pudore sono sentimenti che prevalgono su l'esplicitazione e la denuncia. Raramente un bambino che ha subito una esperienza pedofila la riferisce; molte volte si deve arrivare all'adolescenza per una descrizione e una testimonianza di questo tipo di esperienza che è possibile riconoscere attraverso dei sintomi fisici oppure attraverso sintomi psicologici. I sintomi fisici vanno dalle lesioni dei genitali fino a lesioni più gravi che possono interessare altre parti del corpo. I disturbi del comportamento, anche in rapporto alla durata dell'abuso vanno dal ritardo mentale allo scarso rendimento scolastico, dall'insonnia alla fuga da casa, dal disturbo post-traumatico da stress alla depressione. Frequenti, come conseguenza dell'abuso sono le psicosi, lo sdoppiamento di personalità, il suicidio, le condotte antisociali, comportamenti autodistruttivi, autolesionistici, l'insorgenza di tossicomania e/o alcolismo, con una notevole possibilità di diventare un perverso sessuale.
Cosa fare per proteggere l'infanzia da questa terribile piaga?
Una proposta utopica: riuscire a creare una società dove la madre sia protetta dalle sue angoscie e sia aiutata, educata ad un accoglimento empatico del figlio, che ci sia tra i due un'armonia, una mutua comprensione, un legame sensoriale e quindi mentale, una loro unica musicalità, come nell'opera di Luigi Di Santo che campeggia all'inizio della mia relazione.
Più realmente abbiamo bisogno di corsi che educhino ad una responsabile maternità e paternità. E' implicito che dovrebbero essere eliminate aree di miseria e di degrado sociale. I genitori dovrebbero essere educati ad ascoltare i loro bambini, dare la massima attenzione a quello che loro vivono e raccontano. I bambini hanno bisogno di sentirsi al centro dell'attenzione. Abbiamo bisogno di sportelli psicologici nelle scuole che individuino le patologie mentali individuali e familiari. Abbiamo bisogno di campagne contro le tossicodipendenze e l'alcolismo.
Abituarsi a riferire situazioni dubbie di maltrattamenti alla Autorità Giudiziaria, questo è un dovere civico di tutti ma in modo particolare la legge obbliga i medici, gli infermieri, gli psicologi ma anche gli addetti ai servizi per l'infanzia, gli assistenti sociali e gli insegnanti a comunicarlo al magistrato(J. A. Monteleone, 1996). inoltre devono essere pubblicizzati i corsi d'aggiornamento per la prevenzione dei maltrattamenti e delle violenze sessuali contro i minori in Italia (vedi documento di indirizzo per la formazione in materia d'abuso e maltrattamento dell'infanzia – Presidenza del consiglio dei ministri – Dipartimento per gli affari sociali, approvato il 6 aprile 2001 in sede congiunta dall'Osservatorio nazionale per l'infanzia e l'adolescenza e dal Comitato di coordinamento per la tutela dei minori dallo sfruttamento e dall'abuso sessuale, ex art. 17, legge 269/98). Per quanto riguarda i programmi per insegnare ai bambini a resistere e denunciare gli eventuali abusi sessuali, sono controversi i pareri, molti autori ritengono i bambini testimoni poco affidabili: spesso i bambini non sanno rispondere a domande precise circa gli abusi sessuali, poiché essi non capiscono o sono spaventati da tali domande (A. J. Solnit).
Cosa fare con i soggetti con condotte pedofile per renderli inoffensivi?
Possiamo fare poco, l'unica soluzione valida è limitare la loro libertà di movimento e se necessario l'arresto o l'internamento in strutture sanitrie adeguate. La psicoterapia individuale ha scarsi risultati, spesso i pedofili sono obbligati a sottoporsi a trattamento psicoterapeutico per ordine dei magistrati. I soggetti con condotte pedofile spesso non sono empatici quando non sono alessitimici. Lo psicoterapeuta individuale o di coppia può aiutare un soggetto se il soggetto accetta di pensare e di pensarsi. Potrà esserci un miglioramento dell’umore, della capacità di critica della realtà. Spesso il lavoro dello psicoterapeuta non è efficace in quanto egli vive delle sensazioni di disagio e di repulsione nei confronti della pedofilia e del pedofilo (Schinaia, 2001). La terapia di gruppo può ottenere un risultato solo nei casi nei quali si sviluppa un senso di colpa; specialmente la gruppoanalisi, così come la intendeva Wilfred Bion, permette di risperimentare, nella vita adulta, manifestazioni organiche impresse nel primitivo sistema neurale e corporale del feto (D. Zirmerman, 2001). Tranne che nei casi che il soggetto con condotte pedofile si rivolga direttamente e di sua spontanea volontà ad un psicoterapeuta, allora può esserci un controllo delle sue spinte pedofiliche, altrimenti la pedofilia è una delle perversioni sessuali più difficilmente curabili. In Inghilterra hanno attuato un programma (Challenge Project) con pedofili condannati per violenze sessuali. E' un programma di gruppi che si incontrano con tre terapeuti per gruppo. Ha la durata di 10 settimane, con un incontro settimanale; la tecnica è cognitivo-comportamentale. All'inizio al paziente viene fatto firmare un contratto con le regole che deve osservare (Jackie Craissati, 1998). Sempre in Inghilterra il pedofilo che ha scontato la sua pena carceraria si deve registrare al commissariato di zona. In alcuni casi gli viene impedito di recarsi in piscine e luoghi frequentati dai bambini. Per quanto riguarda la terapia farmacologica sono scarsi i risultati ottenuti con farmaci antiandrogeni come il ciproterone acetato (CPA), il medrossiprogesterone acetato (MPA). Ritengo che sia necessaria la doppia diagnosi per individuare la patologia psichiatrica sottostante alle condotte pedofiliche e di conseguenza intervenire con gli psicofarmaci idonei. Qualunque sia la terapia psicofarmacolgica o psicoterapeutica, la possibilità che un pedofilo riabusi di minori è sempre alta. A tutt'oggi l'unica possibilità che abbiamo per difendere i bambini e gli adolescenti è di non lasciare liberi questi individui, bisogna costruire strutture cliniche idonee e potenziare i servizi di polizia per debellare sia la pornografia infantile che il turismo sessuale e monitorare le famiglie a rischio di incesto.
Un discorso a parte va fatto per l'incesto (definito come un rapporto sessuale tra persone così strettamente imparentate che per legge non possono sposarsi) in quanto è ancora più grave per il bambino e l'adolescente poiché la violenza incestuosa di solito ha luogo per lunghi periodi di tempo e spesso implica un processo di condizionamento e può essere trasmesso da generazione a generazione (V. McNeese, M. S., J. A. Monteleone, M. D., 1996). Sebbene la classica relazione incestuosa comprende padre e figlia, altri comuni legami incestuosi si verificano tra il fratello più vecchio e la sorella più giovane, tra lo zio e la o il nipote, tra il nonno e la o il nipote. Le possibilità di un intervento preventivo sono ancora più difficile, richiede una trattazione a parte in quanto la violenza sessuale intrafamiliare è il problema più grave e più frequente. E' purtroppo quello che meno viene denunciato alle autorità giudiziarie, riguarda prevalentemente i bambini ed è quella che può provocare i danni psicologici più seri e duraturi (Vittorio Sconci, Enrica Strippoli, 2007)
Pertanto devono essere pensate strategie efficaci per fronteggiare e prevenire i maltrattamenti che devono richiedere un impegno concertato da parte di molte discipline. (J. A. Monteleone, M. D., A. E. Brodeur, M. D, 1996).
Per Luigi Cancrini (2006) nei bambini e negli adolescenti che hanno subito un trauma sessuale o forme comunque gravi di maltrattamento si richiede sempre:
- un intervento sociale e/o giudiziario di sostegno capace di modificare stabilmente la loro condizione di vita;
- un lavoro psicoterapeutico capace di aiutarli nella costruzione e nella elaborazione del trauma subito;
- un sostegno psicologico attento nella fase in cui la rivelazione diventa denuncia e dà luogo a un processo.
Per i soggetti con condotte pedofile è necessario predisporre forme di custodia (guardianship) e di tutela (mentorship) che non sia il carcere, quando non si sono macchiati di crimini gravi. Martha Nussbaum (2008), in Le nuove frontiere della giustizia, sostiene che bisogna proteggere adeguatamente i diritti giuridici della persona con gravi disabilità mentali e pertanto la custodia non è intrinsecamente incompatibile con il trattamento di queste persone come cittadini a piene titolo e come soggetti eguali di giustizia (citata da P.L. Scapicchio, 2008).
Nel Congresso Mondiale di Stoccolma del 1996, promosso dall'Organizzazione Mondiale del Turismo, la pedofilia è stata definita come un crimine sociale di importanza mondiale che ingloba milioni di innocenti, vittime dell'indifferenza e dell'egoismo di chi, mentre con parole non perde l'occasione di manifestare la propria solidarietà e partecipazione, nei fatti è dominato dagli interessi economici rivolti a garantire la fortuna di pochi (Piero Monni, 2001).
Non credo che quello che Martha Nussbaum sostiene a proposito dei disabili mentali si possa applicare ai pedofili: ci troviamo di fronte a dei criminali. E' pur vero che ci troviamo, di fronte alle condotte pedofiliche, a delle carenze dottrinali e scientifiche, tanto nell'ambito delle scienze psicologiche come in quelle socio-legislative (Bruno Callieri, 2001), ma dobbiamo prima di tutto proteggere i minori.
Per concludere, un terribile primato, l'Italia è seconda, dopo la Germania, nel fornire clienti abituali al cosidetto “turismo sessuale”.
NOTE
(1) (1)In Fondamenti di Clinica Psicosomatica (E. Orlandelli, M. S. Satta e P. Pantalissi,SEU, Roma 2000), viene praticamente considerata nell' ambito della clinica psicosomatica la relazione “corpo-mente-corpo” che si fonda sul pensiero psicosomatico che parte da Sigmund Freud, quando afferma che l'Io è prima di tutto l'Io corporeo, evolvendosi con Melanie Klein, Wilfred R. Bion e Donald Meltzer fino a che l'attenzione viene spostata sul “protomentale”, cioè su una rappresentazione che può diventare mente, solo attraverso un rapporto empatico sopratutto con la madre, che crei uno spazio mentale, capace di esprimere le sensazioni e le emozioni senza persistere nel linguaggio corporeo. Il pensiero di Mauro Mancia, recentemente scomparso, e presentato in seduta straordinaria proprio all'Accademia Lancisiana, in una tavola rotonda – per tema il suo libro “sentire le parole” - porta avanti il discorso, specificando che la “memoria sensoriale” nasce proprio dalle primissime esperienze corporali provenienti dalla vita embrionale e fetale e precisando che la memoria implicita, inconscio-relata, contiene non solo il rimosso, ma anche l'inconscio non rimosso, correlato alla primissima memoria sensoriale. Questa memoria sensoriale, a mio parere è alla base delle manifestazioni della sessualità.
Bibliografia
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Siegel J. Daniel, La mente relazionale – neurobiologia dell'esperienza interpersonale, Raffaello Cortina Editore, Milano 2001
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von Krafft-Ebing Richard, Psicopatia Sessuale, edizione 1967, Roma
Un ringraziamento alla dottoresa Maura Ianni per la sua collaborazione nella stesura di questa relazione. Ringrazio il prof. Ermes Orlandelli per aver potuto con lui discutere di questa relazione.
Devo molto al pittore Luigi Di Santo per avermi permesso di pubblicare la foto del suo quadro.