TECNICHE E METODOLOGIE PER IL RISPARMIO DEL SANGUE IN CHIRURGIA ORTOPEDICA.
Elena GASBARRA, Beatrice CALABRESE, Riccardo IUNDUSI
Ortopedia e Traumatologia, Azienda Ospedaliera Universitaria "Policlinico Tor Vergata", Roma
INTRODUZIONE
Il riconoscimento dei rischi cui la trasfusione di emazie espone il paziente chirurgico e la ridotta disponibilità di sangue da donatore, ha stimolato l’adozione di una serie di strategie emoconservative e tecniche chirurgiche mini-invasive tendenti ad evitare o limitare il ricorso alla trasfusione allogenica.
Diverse sono le strategie emoconservative disponibili che debbono essere pianificate già prima dell’intervento chirurgico.
MATERIALI E METODI
Nei pazienti che devono essere sottoposti ad interventi chirurgici in elezione, per ridurre il rischio di trasfusioni ematiche allogeniche peri- e postoperatorie, è molto utile il predeposito di emazie quando i valori di emoglobina siano superiori a 11 gr/dl e l’ematocrito sia superiore al 33%, stimolando di seguito l’incremento della produzione di sangue attraverso la somministrazione di eritropoietina ricombinante, ferro, folati e vitamina B12.
Al momento dell’intervento chirurgico la collaborazione con gli anestesisti ottimizza il risparmio ematico in quanto la perdita di sangue durante l’intervento varia a seconda dell'agente anestetico utilizzato e del tipo di anestesia: molti studi hanno dimostrato che le perdite ematiche sono inferiori praticando l’anestesia regionale piuttosto che quella generale.
Un’altra metodica a disposizione è l’emodiluizione, tecnica autotrasfusionale che prevede la raccolta di sangue del paziente subito prima dell’intervento chirurgico associata alla contemporanea infusione di soluzioni colloidi al fine di mantenere costante il volume circolante e quindi la gittata cardiaca: il sangue così raccolto viene reinfuso al paziente stesso al termine dell’intervento.
Altrettanto utile è la possibilità di recuperare e reinfondere le perdite ematiche intraoperatorie e postoperatorie nelle prime ore successive all’intervento chirurgico.
Inoltre non bisogna trascurare che le perdite ematiche, e quindi il rischio di trasfusioni allo geniche, possono essere ridotte attraverso un accurato controllo dell’emostasi intraoperatoria associato alla chirurgia mini-invasiva sia in ortopedia che in traumatologia.
CONCLUSIONI
Le trasfusioni di sangue allogenico non sono ancora completamente prive di rischi. Inoltre non va sottovalutato che alcuni pazienti rifiutano il sangue da donatore anche per ragioni religiose.
Tenuto conto della crescente complessità delle risorse tecnologiche e della vastità delle conoscenze richieste, la stretta collaborazione di un gruppo multidusciplinare è fondamentale per la riuscita dei programmi per il risparmio del sangue in chirurgia.
L’uso di strategie emoconservative migliora non solo la sicurezza dei pazienti ma permette anche un elevato contenimento dei costi per il Sistema Sanitario Nazionale.