IL Cancro del Polmone

 

G. Galluccio

 

La prima descrizione di neoplasie polmonari certa risale al 15° secolo, in

seguito all’apertura delle miniere di nichel e di cobalto di Schneeberg,

Austria.

L’incidenza della malattia rimase estremamente bassa nei secoli successivi,

incluso il 19°. In torno agli anni venti del 20° secolo si diffuse fra gli

uomini l’abitudine al fumo di sigarette. Venti anni dopo si osservò una

repentina impennata nell’incidenza della malattia. L’incremento dei casi

assunse negli anni successivi un andamento travolgente, sino a divenire, nella

metà  degli anni 50, la prima causa di morte per tumore. Tale andamento è

proseguito sino agli anni 90, quando, anche in seguito alle campagne

proibizioniste sul fumo, si è osservato un inizio di decremento.

In Italia si osservano attualmente 50.000 nuovi casi per anno e 20.000

decessi. Il 50% dei pazienti hanno una età inferiore ai 70 anni.

Recentemente si è inoltre osservato un progressivo aumento dei casi fra le

donne, in passato meno frequentemente colpite.

 

Le neoplasie polmonari vengono distinte, in base a criteri istopatologici ed

istogenetici, in neoplasie a piccole cellule, di derivazione neuroectodermica e

non a piccole cellule, di derivazione epiteliale. La sede di origine è posta

nella quasi totalità  dei casi (con l’eccezione del carcinoma bronchiolo-

alveolare), nei bronchi (carcinoma broncogeno).

Il carcinoma non a piccole cellule rappresenta circa l% delle neoplasie

polmonari, presenta caratteristiche di invasività  locale spiccate, è correlato

al fumo ed è relativamente meno sensibile alla terapia.

Il carcinoma a piccole cellule ha una maggiore aggressività  sistemica, è più

raro (15%), metastizza facilmente ed è più sensibile alla chemioterapia.

 

La sintomatologia delle neoplasie polmonari è spesso assai sfumata e talora

del tutto assente. Vanno riportati la tosse, il dolore toracico, l’emottisi,

la dispnea e la perdita di peso. La diagnosi si basa essenzialmente sulla

diagnostica per immagini (Rx,. TC), sull’esame endoscopico delle vie aeree e,

più raramente, sulla citologia dell’espettorato, sull’esame dell’essudato

pleurico e sulla PET.

L’esame clinico fornisce informazioni utili solo tardivamente, mentre quello

radiologico non consente la tipizzazione istologica.

Al momento attuale la possibilità  di sopravvivenza è legata essenzialmente

allo stadio di malattia, e quindi alla precocità  della diagnosi: infatti sono

riportate sopravvivenze del 60-70% al primo stadio, del 40-55% al II, del 20-

30% al III.

Gli studi in atto su diagnosi precoce di massa, si avvalgono essenzialmente di

TC spirati ad elevata velocità . Tuttavia le prime analisi dei dati hanno

dimostrato un basso numero di diagnosi precoci, mentre si è osservato un

incremento del numero di lesioni non neoplastiche. Come conseguenza c’è stato

un aumento del numero di interventi chirurgici non necessari. Attualmente tali

studi di massa sono considerati a basso rapporto costo-beneficio, e non hanno

dimostrato un significativo impatto sulla mortalità  per neoplasia del polmone.

Sono allo studio nuove metodiche (Broncoscopia a fluorescenza, PBI) che

comportano peraltro pesanti costi per la società  ed equipes di altissima

qualificazione non sempre disponibili sul territorio nazionale.

 

Per tale motivo si stanno cercando nuove metodiche diagnostiche, che siano ad

elevata compliance da parte dei pazienti, facilmente eseguibili, di costo

contenuto, ripetibili.

In questa ottica l’Endoscopia Toracica dell’Osp. Forlanini ha aderito alla

iniziativa dell’UniversitÀ  di Tor Vergata per la sperimentazione di un device

capace di discriminare i volatili sospesi nell’espirato di pazienti portatori

di neoplasie polmonari di prima diagnosi, non trattati.

I pazienti studiati, sono stati sottoposti ad una broncoscopia, che ha

consentito la tipizzazione istologica, e quindi seriati per sede, tipo, stadio,

di malattia.

L’analisi dei risultati è oggetto delle relazioni successive.