IL CUORE DELLA DONNA NELL’ARTE

 

Bruno Domenichelli*

 

Direttore della rivista Cardiology Science - Accademico dell’Accademia Lancisiana

 

 

     Rosso come la passione, leggero e fragile come una farfalla: è il cuore della donna così come lo hanno visto i poeti. Le arti di tutti i tempi lo hanno eletto a simbolo dell’essenza femminile, dei suoi contrasti, delle sue contraddizioni, spesso sconcertanti e imprevedibili.

    Lo stesso immaginario collettivo popolare ricorre al cuore come simbolo di emozioni e di sentimenti, così come l’Arte lo assume a simbolo privilegiato dell’Amore, nelle sue infinite sfumature.

   L’esercizio della pratica medica si va sempre più distaccando dai valori umani ed affettivi che per secoli ne hanno costituito l’essenza. Superare il concetto di un “cuore di donna” esclusivamente tecnologico e clinico e affrontarlo attraverso la sensibilità dell’arte, significa recuperare quanto di soggettivo illumina ancora il rapporto fra medico e paziente, andando oltre un approccio meramente oggettivo.

   Ripercorreremo allora l’Arte di ogni tempo e luogo alla ricerca dei significati che di volta in volta ha assunto il cuore della donna, cominciando dalla poesia, da sempre linguaggio elettivo per esprimere emozioni e sentimenti.

   Sulle tracce delle immagini del cuore al femminile, ho voluto di volta in volta accostare le parole dei poeti ad immagini prese dalla storia dell’arte, alla ricerca di una sinergia espressiva fra linguaggi artistici differenti. In una magica sintonia, parole e immagini si illumineranno vicendevolmente di significati inediti. Nella sinergia dei mezzi espressivi, parole e immagini procederanno allora insieme, in un processo di comunicazione analogica che accrescerà in chi ascolta le possibilità di risonanza emotiva.

  Limitazioni di ordine redazionale impediranno purtroppo nella sintesi della mia conferenza pubblicata in questi Atti, la riproduzione della maggior parte delle immagini utilizzate nella presentazione della mia conferenza per dar vita a questa sinergia espressiva.

                                                          °°°

     L’itinerario alla scoperta del cuore della donna come protagonista delle diverse arti, parte dalla Bibbia e da Omero per giungere al romanticismo e alla poesia contemporanea. Vedremo il cuore della donna gioire e soffrire, vivere e morire d’amore, illuminarsi di felicità e piangere, ardere e raggelarsi. Lo vedremo afflitto od esultante, vecchio o giovanile, tranquillo o tremante, colmo di gioia o trafitto di spine, spezzato, imprigionato, disperso, impaurito, folle, carico di erotismo o di tensione mistica.    

   Ma il cuore femminile non  è sempre metafora di amore, ma anche di affetti materni, di significati religiosi e di paure esistenziali.

  Un percorso di scoperta che forse aiuterà anche noi uomini a comprendere meglio l’insondabile complessità del cuore della donna e quindi ad essere anche noi un pò più felici.

                                                        °°°

     Il nostro viaggio comincia da una serie di composizioni figurative centrate  su immagini di cuori femminili.

     Partiamo da atmosfere di amor cortese. I versi di Jacopo da Lentini descrivono un’ atmosfera di dolce poesia: “L’amor.../ è un desio che vien dal cuore”. Cuore come origine dell’amore.

      In questa composizione di Erté l’atmosfera si fa prepotentemente sensuale. Un’ammaliante figura femminile danza, avvolta da un cuore di fiamme; anch’essa partecipe della natura stessa del fuoco. Un cuore che è seduzione e raffinato erotismo. (fig 1) Erté. Cuore

 

       Miro’ titola una sua composizione: “La danseuse”. Vi appare un cuore immerso in una rarefatta atmosfera di linee e di colori. Ne emerge l’armonia di una musica surreale. La stessa musica dei versi di Rilke: “Poi dall’alto/ la melodia del cuore mutato/ discese”. Cuore di donna come  musica ed armonia.

      Ma una donna sa essere anche essere feroce, come Ghismunda, uscita da un racconto del Decamerone, che stringe nella mano il cuore dell’amante.

 (fig 2). Bernardino Mei (1612-1676). Ghismunda

 

Un’immagine che sembra raffigurare la pazzia di Orlando travolto dalle pene d’amore: “Ed ogni volta in mezzo al petto afflitto/ stringersi il cuor sentia con fredda mano.” (Ariosto. La pazzia di Orlando)

 

IL CUORE FEMMINILE VISTO DALLE DONNE

     Ed ora una carrellata di versi scritti da poetesse.

     Partiamo da Saffo, poetessa dell’amore ambivalente: “Quei parmi in cielo fra gli Dei, se accanto... ti siede... A me repente/ con più tumulto il cuore urta nel petto”. E’ forse la prima realistica descrizione di un’extrasistole della storia. E ancora Saffo: “...il cuore s’agita nel petto/ solo che appena ti veda”. Un vero e proprio cardiopalmo d’amore!

   Sappiamo dell’ambivalenza dei sentimenti d’amore di Saffo, nella sua dimora di Lesbo: “Scuote amore il mio cuore”. E qui il sentimento si fa passione e assume la forza “...del vento che nei monti si abbatte sulle querce”.

     Ma amore è anche gelosia: “Quegli a cui dissi: - Tu solo mi piaci - è pur tornato... E tuttavia nel cuor mi rode un verme di fredda gelosia” (Gaspara Stampa 1523-1554).

     “Perché si arma per me di ghiaccio il cuore/ cha pur dianzi avampar mostrò cotanto? (Isabella Anderlini, 1502).  Cuore di donna simbolo di incostanza.

     Anche per Maria Algranati (1886), il cuore si tinge di passione: “Ti chiama tutto il mio corpo/ il mio cuore, l’anima mia...”

     Più venato di dolcezza è il cuore di Cristina Rossetti (1830-1894): “Il mio cuore è come un uccello cinguettante.../ Il mio cuore  è come un albero di mele.../ Il mio cuore è come una conchiglia variopinta.../ Il mio cuore di tutto ciò è più contento/ perché da me è venuto il mio amore”.

     Più vicini ai nostri tempi sono i versi di Ada Negri (1870-1944): “Cala qual nembo nel mio cuor di vergine/ l’ora sacrata della passione”. Cuore simbolo di passione.

   Poetessa dei colori e della sofferenza è la messicana Frida Khalo, che nel suo “Le due Fride”, si confronta con il suo doppio. Uno sdoppiamento di persona giocato sul simbolo del cuore, da interpretare in chiave psicoanalitica. Si contrappongono due impostazioni esistenziali: a destra la Frida fortemente radicata nella tradizione, vestita da messicana e animata dal fuoco della passione interiore; a sinistra la Frida europea, vestita con abito matrimoniale di foggia occidentale. Forza contro fragilità. Il cuore è al centro della metafora. Ed è il cuore della Frida “messicana”, che è sano, a trasfondere la vitalità del suo sangue alla Frida malata.

 (fig. 3) Frida Kalho, (1939). Le due Fride

 

 

IL CUORE FEMMINILE COME SIMBOLO RELIGIOSO

     Il cuore della donna è spesso simbolo mistico o esplicitamente religioso.

     Una pienezza di sensualità che paradossalmente attinge al misticismo, traspare inaspettatamente nel Cantico dei Cantici della Bibbia. E’ la stessa protagonista a rivolgersi al suo amato: “Sul mio giaciglio/ durante la notte ho cercato l’amore del mio cuore/... Il mio diletto tese la mano. Il mio cuore ne trasalì”. E continua: “...Nel giorno della gioia del mio cuore... ponimi come sigillo sul tuo cuore...” e ancora: “Il mio diletto è simile a una gazzella o a un cerbiatto”. Per concludere: “Io dormo, ma il mio cuore veglia”.

     Nel Nuovo Testamento, i prodigi della notte di Natale Maria li conserva gelosamente nello scrigno del cuore: “Maria intanto serbava queste cose nel suo cuore”.

     Ma nel cuore di Maria saranno confitte le sette spade del dolore. Solo la Resurrezione potrà rasserenarla: “Figlio, sei proprio tu che hai parlato?/ Figliolo, ormai il mio cor s’è rallegrato” (anonimo del ‘400).

     Le grandi mistiche della storia offrono al Signore il cuore come simbolo di vita. La tradizione racconta del cuore di Santa Teresa d’Avila trafitto da un angelo. Visioni di un momento d’estasi? Forse, ma in un convento spagnolo è ancora conservato il cuore della santa. Lo ha esaminato tempo fa un medico. Il ventricolo sinistro mostrava una  profonda lesione. Solo una fortuita coincidenza?

     E Santa Teresa di Calcutta eleva così la sua preghiera: “Con questo calice ti offriamo il vuoto dei nostri cuori”. Vuoti, naturalmente d’amore e di carità.

     Anche la Dea egiziana della Verità soppesava il cuore del defunto per decidere se fosse degno della vita eterna.

     E il poeta indiano Tagore parla del cuore come di un “uccello del vento”, che trova il suo cielo negli occhi dell’amata.

 

CUORE MATERNO

    Il rapporto archetipico fra madre e figlio si carica di significati che trovano nell’immagine del cuore un’ espressività privilegiata.

      Fisiologi e psicologi parlano di sincronie materno-fetali, che sono alla base di imprinting esistenziali che dureranno una vita, scanditi dal battito del cuore. “Un filo al cuore lo lega/ a sfere oltre gli abissi”. (F. De Pisis)

   “Madre carissima, vigila/ affinché questo piccolo cuore batta/ accanto al cuore della madre.” (Santa Teresa di Calcutta)

   Una sintonia che ha inizio dai momenti dei primi segni fisici della presenza del feto nell’utero. “Caldo com’ero nel tuo alvo/ m’attacco alle tue reni/ madre mia/. Dormiremo, come una volta,/ le mie piante premute/ contro il tuo cuore.” (L. Sinisgalli)

   Sono sensazioni sconosciute all’uomo. Reciproche sintonie materno-fetali. Ma, divenuto adulto, al limitare della morte, l’uomo ricercherà ancora queste sintonie col cuore materno. “E il cuore, quando d’un ultimo battito/ avrà fatto cadere il muro d’ombra/ per condurmi, Madre, fino al Signore/ come una volta mi darai la mano” (Ungaretti).

     Ma  il  cuore  materno  può  anche provare tragiche delusioni, come nel quadro dipinto da Frida Kahlo dopo un doloroso aborto: un cuore avulso da un corpo martoriato, metafora di un desiderio deluso di maternità.

 

CUORE-AMORE. ITINERARIO NELLA POESIA DI TUTTI I TEMPI  ALLA  RICERCA  DEL  “CUORE DI DONNA”.

     A rendere immortali donne famose dell’antichità  ha contribuito la poesia, con le immagini dei loro cuori. Ecco Penelope, vista da Omero, al momento del ritorno di Ulisse, che ella non vuole riconoscere.  Ulisse la rimprovera: ”...un cuore ti dettero i Numi d’Olimpo duro come niun altro... un cuore di ferro... E dici parole che m’affliggono il cuore”.

     Ed ecco Andromaca, alla quale Achille ha appena ucciso il marito: “Nuova doglia sarà nel tuo cuore/ priva dell’uom/ che potrebbe strapparti/ alla vita servile...” (Omero) . E Didone, nei versi di Ungaretti: “Grido d’amore, grido di vergogna del mio cuore che brucia.../ Grido e brucia il mio cuore senza pace...”

   E per Ibico, il vento dell’amore... “devasta il cuore fin nei suoi abissi”.

   Anche nella poesia cinese il cuore della donna è simbolo di amore: il cuore si fa dolente e mostra di “spezzarsi” per una delusione d’amore (Wu Ti 206-221 d.C.) e i cuori degli amanti possono essere “più divisi che non l’acqua dal fuoco”. Lei cerca nell’amore pienezza di sincerità: “Vorrei, come fanno gli amanti, dirti tutto il mio cuore.”

   E veniamo al nostro “stil novo”, nel mondo della donna angelicata. Il cuore della donna si fa ulteriormente protagonista della poesia. Un bacio suscita un cardiopalmo d’amore: “ E senti come il cor si sbatte forte” (G. Cavalcanti).

   “Al cor gentile ripara sempre amore”. “Foco d’amore in gentil cor s’apprende” (Guido Guinizelli).

   Anche per Dante Alighieri la parola cuore si fa immagine significante: “Ne gli occhi porta la mia donna Amore/... e cui saluta fa tremar lo core”.  E parlando di Beatrice: “Mostrasi sì piacente a chi la mira/ che dà per gli occhi una dolcezza al core...” E su Paolo e Francesca: “Quali colombe dal desio chiamate... Amor ch’al cor gentil ratto s’apprende”.

   “Sì dolcemente nel mio cor venisti/ per un soave sguardo che fecisti...” (Guido da Polenta).

   Angelicata fu anche la Laura di Petrarca, nonostante si sia scoperto che fosse sposata e con ben nove figli: “Chiare, fresche e dolci acque/ ove amor co’ begli occhi/ il cor m’aperse... I’ era in terra e ‘l cor in paradiso.”

    Maggio risveglia la natura. Maggio come catalizzatore di amore. Su questo concetto, che ha reali radici cronobiologiche, insiste Poliziano, che vede il cuore come reciproco pegno d’amore fra innamorati: “Non fate guerra il maggio/ Chi l’altrui cuore invola/ ad altrui dona il cuore/... Nessuna sia superba all’amatore il maggio/... Una donna il cor m’ha dato... ecco il core, ecco la vita”. ... In paradiso mi hai portato il cuore.”

   E Lorenzo de’ Medici: “ Benedetta la pena e l’afflizione/ che nel cor porto”.

   E Michelangelo: “Amor, la tua beltà non è mortale/ L’immagine del cor che infiammi e reggi/ con alto foco  e muovi con altr’ale...”

   Ma l’amore cortese ha aspetti ambivalenti. Il cuore si riveste di aspetti più carnali. Nei Carmina Burana è lei che invita l’amante a dimostrargli la forza del suo amore: “Ama le fanciulle leggiadre o giovane/ e dimostra come il tuo gran cuore/ fa l’amor tuo sopra gli altri eccellere.../Io voglio essere tua.”

   Spesso il cuore viene rappresentato trafitto da frecce: ”Vidi due occhi belli che ferirono/ con dolci frecce un cuore addolorato” (Dal Romancero spagnolo.15°-16° sec.).

   Cambiamo continente. Il cuore rimane protagonista anche nella poesia azteca. Sotto l’effetto dei funghi allucinogeni anche il cuore sembra lacrimare: “Ho bevuto vino di funghi/ e lacrima il mio cuore”. E: “E’ di pietre preziose il tuo cuore/... nel tuo cuore fai nascere il vento”.

   Il cuore-amore rimane di materiale prezioso anche nella vecchia Armenia (16° sec.): “In oro hai cangiato il tuo amore/ l’hai fuso nell’oro del mio cuore/ ne hai fatto monili/ per trafiggermi il cuore”.

   Spostiamoci in Malesia: “...palpitano nel mare le farfalle/ e dentro, il cuore palpita ed esita”. Una salva di extrasistoli, forse, seguita dalla pausa compensatoria. 

   Torniamo in Italia. Carducci invoca il cuore della sua donna: “E’ docile il cuore nei tuoi/ grandi occhi di fata” e “scende dà miei pensieri l’eterna dea poesia/ su ‘l tuo cuore e grida : o vecchio cuore batti.” Il cuore dell’amata ringiovanisce il cuore del vecchio poeta.

   E accanto all’amata, il poeta ridiventa adolescente: “Cara, mi sei come luna/ sui passi dell’adolescente/ che sente/ confitta sul cuore/ la prima spina d’amore”. (A. S. Novaro)

   Ma con l’avvento della psicosomatica anche il cuore della donna si complica e diventa conflittuale: “Con la testa dice no, ma col cuore dice sì”. (Prévert)

   Il cuore si anima di intensi riflessi emotivi e si colora di nuovi significati nella grande stagione della  recente poesia spagnola.

   “Che tristezza profonda devi avere nell’anima/ sentendo nel cuore stanco ed esausto/ la passione di una ragazza”. (Garcia Lorca)

   “Seguila ragazzo... e se la vedi che piange.../dipingile il cuore di porpora”. (Garcia Lorca)” E: “la tua vita che allunga le radici/ verso il mio cuore che t’attendeva”. E Pablo Neruda: “Il mio cuore restò, ricordando la tua bocca”. Ritorna, nella nostra deformazione professionale, la percezione della pausa compensatoria dopo un’extrasistole.

    “Il vento della vita ti pose lì.../ E il mio cuore d’improvviso/ si popolò di frutti e di suoni”. (P. Neruda)

   “Assente il tuo cuore/ naviga pei sogni”.(P. Neruda)

   “Il mio cuore la cerca/ e lei non è con me/... Se tu sei morta.../ la neve brucerà il mio cuore”. (P. Neruda)

   E Baudelaire: “Le sere sul balcone nei crepuscoli rosa/ sì dolce era il tuo seno, sì soave il tuo cuore./ Ci siamo detti spesso eterne cose”.

   E per Majakovskij: “L’amore... è un incendio nel cuore”.

   Ma ancora una volta il cuore della donna si mostra ambivalente ed è capace di far male: “Hai dolcezza negli occhi e ferocia nel cuore” (U. Saba).

   Consentitemi ora qualche autocitazione, piccolo omaggio personale al cuore di donna:

    “Ascolta!/ Ognuno/ porta nel cuore/ conchiglie di musica.../ che cantano/ se scende la sera.”

     “E tu/ illumini i miei sogni/ col vero assoluto del tuo cuore.

     “...ma poi,/ non rimase che una piaga dolente/ nel cuore della notte che piangeva.”    

      “Fermenta, nel cuore, l’antica, inquieta stagione”.

 

IL CUORE DELLA DONNA NELL’IMMAGINARIO COLLETTIVO

   L’immaginario popolare ci propone da sempre simbologie e figurazioni infinite del cuore femminile. Non ha infatti età la capacità femminile di “infrangere il cuore” dell’innamorato. Purché “possieda la chiave del cuore”, la donna potrà anche “rubarcelo” o “domarlo”, coi magheggi della seduzione.

     Anche gli uomini si difendono collezionando cuori femminili; ma la donna non è da meno e raggiunge il suo scopo imprigionando cuori maschili nella malizia delle sue reti.

 

CONCLUSIONI

   Sondare insieme la storia dell’arte e della poesia alla ricerca delle mille sfumature della parola cuore credo sia stato per tutti noi un inaspettato recupero di una dimensione sentimentale indispensabile nella vita, oltre che nella professione medica.  Dopo avere assaporato la musica di questi versi sul cuore della donna, ci accorgeremo forse di esserci arricchiti di nuove suggestioni esistenziali, che ci aiuteranno forse a scoprire, con una nuova sensibilità, le esigenze del cuore delle persone che amiamo.

   Vorrei concludere con un omaggio personale al cuore di donna. Versi di un adolescente innamorato dell’amore, vissuti nell’incanto solare dei mulini a vento di un’isola greca: “S’era fermato il sole, ricordi?/ e il cuore.../Così siamo vissuti, tu ed io, in questa dimensione senza tempo.”