ADERENZA DEI CONSUMI ALIMENTARI, IN ITALIA, AL MODELLO MEDITERRANEO

 

V. del Balzo, A. Germani

 

Con il passare del tempo si è assistito ad un notevole cambiamento delle abitudini alimentari della popolazione italiana. Alla fine dell’Ottocento la situazione era caratterizzata da una varietà di alimenti piuttosto scarsa e l’alimentazione era basata prevalentemente sui prodotti che venivano coltivati quali cereali, legumi, frutta e verdura. Inoltre, lo stile di vita era molto attivo, perché il lavoro era manuale e, quindi, ad elevato dispendio di energia. Sono gli anni del boom economico che hanno dato inizio ad un notevole cambiamento nelle abitudini alimentari della popolazione. Alimenti che una volta era considerati di pregio quali la carne, diventarono accessibili a tutti. Negli stessi anni si assiste anche al fenomeno della meccanizzazione che porta con il tempo ad una riduzione sostanziale della spesa energetica dell’individuo. Lo stile di vita diventa sempre più sedentario e il cibo sempre più abbondante;nel tempo si verifica un allontanamento della dieta dal modello mediterraneo privilegiando alimenti ad alta densità energetica. È in tale contesto che trovano ampia diffusione i fast-food e il modello alimentare mediterraneo perde le sue caratteristiche di frugalità e convivialità. Altro fattore che ha contribuito ai cambiamenti delle abitudini alimentari in Italia è stato il fenomeno dell’immigrazione che ha introdotto nuovi modelli alimentari.

In Italia negli ultimi 150 anni, secondo i dati ISTAT si osserva un sostanziale cambiamento della percentuale di energia giornaliera derivante dai vari nutrienti. Si è passati, infatti, da una quota DI energia derivante dai carboidrati,pari al 60% nei primi anni del 1900, ad una riduzione fino al 45% negli anni 2000. Un allontanamento dal modello mediterraneo si evidenzia soprattutto a partire dagli anni ’60 quando l’ energia dovuta ai carboidrati inizia a diminuire con conseguente aumento delle quota di energia derivante dalle proteine soprattutto di origine animale (si è passati dal 2% al 7%) e , quindi,  aumento  della quota calorica derivante dai grassi di origine animale (dall’ 7% al 17%).In tale contesto, la quota energetica derivante dalle proteine di origine vegetale diventa sempre minore(dall’11% al 6%).

L’ ultimo studio condotto dall’INRAN negli anni 2005/2006  per valutare i consumi alimentari della popolazione italiana è stato confrontato con  i dati ottenuti negli studi effettuati negli anni 1980-84 e 1994-96.  Tra gli anni ‘80  e gli anni ’90 si è osservata una riduzione nell’assunzione dei vari gruppi di alimenti mentre un aumento, piuttosto sostanziale, è stato registrato per il consumo di bevande analcoliche (+294%) ma anche per: prodotti della pesca  (+43%) e zucchero e dolci (+8%).  Tra gli anni ’90 e gli anni 2005/6, invece, aumenta il consumo di cereali (+5%), frutta (+6%), ortaggi e legumi ( +3%), latte e derivati (4%), prodotti della pesca (+32%) grassi da condimento (+45%) e uova (+55%), mentre si riduce il consumo di carne (-14%), bevande alcoliche (-19%), zucchero e dolci (-16%).

Lo studio INRAN-SCAI 2005-2006 si è svolto in un anno solare, in modo da prendere in  considerazione la variabilità stagionale, e ha interessato l’intera penisola, divisa in 4 aree geografiche principali(Nord-Ovest, Nord-Est, Centro, Sud-Isole). I dati più importanti e significativi emersi dall’indagine riguardano il consumo di frutta e verdura, assunti in adeguate quantità solo dalla popolazione anziana (circa 500 g/die). I ragazzi, infatti, sembrano consumare meno di una porzione di frutta e verdura al giorno (circa 300g), rispetto alle 5 porzioni consigliate. Per quanto riguarda il gruppo della carne, i consumi sono nettamente superiori, in media se ne consumano 700 g/settimana contro i 400-450 g/settimana consigliati. Un gruppo di alimenti che possono essere considerati in alternativa alla carne sono i legumi ma, il loro consumo resta ancora piuttosto basso. Infatti,se ne consumano in media solo 10g/giorno contro i 30g raccomandati almeno 2-3 volte a settimana. Anche la posizione geografica sembra incidere molto sulle abitudini alimentari della popolazione.Consumi diversi, infatti, si osservano nelle diverse aree geografiche. In media, un maggior consumo giornaliero di legumi, di pesce e di uova si osserva al sud e nelle isole mentre le regioni del nordpresentano in media un maggior consumo giornaliero di bevande alcoliche, dolciumi e altre bevande non alcoliche. Nel centro, invece, si consumano di più: verdure e ortaggi, patate, carni e insaccati e dolci.

Al fine di educare la popolazione italiana ad uno stile di vita salutare e basata sul modello della dieta mediterranea, nasce nel 2004 la piramide italiana dello stile di vita della popolazione. Stile di vita salutare che comprende sia alimentazione equilibrata che vita non sedentaria.

L’aderenza o meno al modello mediterraneo è stata valutata attraverso un gioco interattivo, accessibile a tutti, presente sul sito www.piramidealimentare.it. Attraverso tale gioco è stato possibile verificare lo stile di vita settimanale di un campione di popolazione, utilizzando come parametro di riferimento le Quantità Benessere (QB). La QB è stata definita come la quantità, espressa in grammi, per ognialimentoche deve essere assunto per coprire i fabbisogni di energia e nutrienti e per mantenere uno stile di vita salutare.

Giornalmente e per sette giorni consecutivi, dovevano essere inserire on-line le QB dei vari alimenti consumati nonchéil tempo dedicato all’attività fisica.

In totale, nel periodo compreso tra settembre 2005 e gennaio 2010,  hanno portato a termine il gioco 16546 persone di cui: 8576 maschi (51.8%) e 7970 femmine (42.8%). L’età media è stata di 33.5+15 anni con il53.3% del campione con un’età compresa tra i 20 e i 40 anni. Tra varie professioni, quelladi impiegato rappresenta la percentuale maggiore (35.7%), seguita da studenti (24.4%) e disoccupati, casalinghe e pensionati (17.3%). Il diploma di scuola media superiore, invece, è il grado di istruzione più rappresentato (51%) mentre i laureati sono stati un 31.7% e i diplomati alla scuola media inferiore un 13.8%.

 Il 46% della popolazione che ha partecipatoviveva nel nord Italia mentre il 26% al centro e al sud-isole e solo il 2% era residente all’estero.

Ogni utente con proprio account personale poteva giornalmente entrare nel gioco e compilare le schermate riferite ai vari gruppi alimentari. Con riferimento alla piramide alimentare si parte dagli alimenti posti alla base e che devono essere consumati in quantità maggiore (frutta e ortaggi) per salire man mano e prendere in considerazione tutti gli altri gruppi di alimenti che devono essere assunti in quantità sempre minore fino a raggiungere l’apice dove troviamo i dolci e le bevande alcoliche che vanno assunte con estrema moderazione. Un’ulteriore schermata prende in considerazione il tempo dedicato all’attività fisica che ogni giorno viene svolta.

Dai dati ottenuti emerge come,settimanalmente, solo una bassa percentuale del campione assume le giuste quantità (Quantità Benessere) dei vari gruppi alimentari. Per quanto riguarda frutta e verdura, infatti,solo lo 0.4% della popolazione che ha partecipato assume una quantità adeguata di frutta (21 QB/settimana) e solo lo 0.6%  di verdura (14 QB/settimana). Tale consumo, inoltre, sembradipendere molto sia dall’età del soggetto che dal grado di istruzione. La popolazione più anziana (66-99 anni), infatti, e quella con un grado di istruzione maggiore consumano più QB di frutta e verdura al giorno.

Nonostante nel tempo ci sia stato un importante cambiamento nelle abitudini alimentari degli italiani, il modello mediterraneo è ancora seguito anche se le quantità e le frequenze di consumo sono cambiate. La scelta degli alimenti, infine, deve privilegiare sia la stagionalità che i prodotti locali e non deve essere sottovalutato il modo in cui tali prodotti vengono consumati e quindi componenti importanti della dieta mediterranea sono anche convivialità e frugalità.

 

 

BIBLIOGRAFIA ESSSENZIALE:

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3.      Leclercq C, Arcella D, Piccinelli R, Sette S, Le Donne C e Turrini A “Italian National Food Consumption Survey INRAN-SCAI 2005–06: main results  in terms of food consumption”. Public Health Nutrition: page 1 of 29.

 

4.      Lucioni C, Garancini M.P., Massi Benedetti M., Mazzi S, Serra G. "Il costo sociale del diabete di tipo 2 in Italia: lo studio Code-2", PharmacoEconomics, ItalianResearchArticles, vol.1 (2), pagg.1-21, anno 2000.

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Per la corrispondenza: Prof. Lorenzo Maria Donini (e-mail: lorenzomaria.donini@uniroma1.it)