L’esperienza del Reparto di Medicina Penitenziaria dell’Ospedale S. Pertini

 

L. De Marchis Preite, S. Corbi, R. Caponetti, A. Fierro

 

La Struttura Complessa di Medicina Penitenziaria è una Unità Operativa afferente al Dipartimento Medico dell’Ospedale “Sandro Pertini”. Il reparto inizia le attività nel Luglio 2005 e ad oggi è dotato di 22 posti letto dedicati alla degenza, con stanze singole dotate di servizi igienici; ogni stanza è provvista di grate e porta blindata e quindi per l’apertura è necessaria la presenza dell’agente di Polizia Penitenziaria che è sempre presente durante gli accessi del personale medico e infermieristico; la collaborazione tra personale sanitario e polizia penitenziaria, nel reciproco rispetto dei ruoli, è una delle particolarità di questa struttura. Questo permette un’integrazione professionale nell’autonomia delle due figure; tutto ciò è stato realizzato mediante l’adozione di protocolli e procedure, in un continuo atteggiamento collaborativo nella percezione condivisa degli obiettivi da perseguire.

Il personale sanitario dedicato alle varie attività è composto da un Direttore della struttura, 6 medici specialisti in Medicina Interna o specialità affini, 1 coordinatore infermieristico con 11 infermieri e 2 unità ausiliarie negli orari diurni. E’ prevista la possibilità di ricoverare pazienti con patologie mediche e chirurgiche e per questi ultimi la gestione clinico-diagnostico-terapeutica è affidata alla collaborazione con gli specialisti delle branche chirurgiche interessate, creando una competenza professionale multi specialistica.

Quest’ultima è un’altra particolarità del nostro reparto che prevede la gestione di pazienti con patologie mediche come nei comuni reparti di medicina ospedalieri ma anche di patologie chirurgiche plurispecialistiche quali la chirurgia generale, ortopedica, otorinolaringoiatrica, oculistica, urologica, ginecologica, plastica, etc.

La nostra struttura accetta richieste di ricovero provenienti da tutti gli istituti penitenziari del Lazio, vagliate dal personale medico, a cui è data risposta di disponibilità posto letto via fax. Altra modalità di ricovero ordinario è il trasferimento da altre strutture sanitarie e l’eventualità di ricoverare pazienti su ordinanza dei magistrati. Inoltre il nostro reparto accetta come tutti i reparti ospedalieri, ricoveri di pazienti inviati al nostro Pronto Soccorso o per trasferimento interno.    

Dall’apertura della struttura sono stati ricoverati 1920 pazienti, prevalentemente maschi (86%), il 61 % con patologie mediche; il 26 % dei pazienti era di origine straniera. Condizione quest’ultima peculiare del nostro reparto rispetto a un comune reparto ospedaliero, che spesso richiede la collaborazione di mediatori culturali e dal punto di vista medico ci pone di fronte a patologie a volte rare per le nostre latitudini (idatidosi, tbc, actinomicosi, ad esempio).

La metà dei pazienti (52 %) proveniva dagli istituti penitenziari e accedevano tramite la modalità del ricovero in elezione, o per trasferimento da altri ospedali; il 48 % era ricoverato per trasferimento dal nostro Pronto Soccorso e in minor misura per trasferimento interno dagli altri reparti dell’Ospedale.

Nonostante la giovane età (l’età media è molto più bassa di quella di un comune reparto di medicina ospedaliera) è spesso presente una comorbidità che giustifica i frequenti reingressi per patologia diversa con una percentuale di circa il 74 %.

Le patologie mediche più frequenti che richiedono il ricovero sono quelle a carico dell’apparato cardio-cerebro-vascolare con una percentuale di circa il 32 %, mentre per le patologie chirurgiche sono prevalenti la chirurgia addominale (28,1 %), urologica (19,1 %) e ortopedica (12 %). E’ alta l’incidenza di malattie infettive quali l’epatopatia HCV ed è alta la percentuale di pazienti ex-tossicodipendenti, alcuni dei quali ancora in trattamento metadonico al momento del ricovero.

Il reparto è dotato di ecografo e nel corso della degenza sono effettuate ecografie internistiche ed ecocolor doppler vascolare dal personale medico della struttura, direttamente all’interno del reparto: ad oggi sono state effettuate circa 351 ecografie internistiche e 112 ecocolor doppler vascolari.

Al loro primo ingresso nel nostro reparto spesso i pazienti hanno difficoltà a distinguere l’ambiente carcerario dall’ambiente ospedaliero per fattori strutturali e per la presenza della polizia penitenziaria; questo gap iniziale viene però superato dopo i primi contatti del personale sanitario. Un problema per alcuni insormontabile è il divieto di fumo che vige dalle 22 alle 13 del giorno dopo: in deroga alle comuni leggi sul divieto di fumo è stata concessa la possibilità di fumare in quanto il divieto totale del fumo induceva i pazienti a rifiutare il ricovero o ad autodimettersi in breve tempo.

Altra problematica tipica della degenza nel nostro reparto è l’isolamento vissuto dai degenti, la socialità tra detenuti è garantita dal personale di polizia penitenziaria compatibilmente con la posizione giuridica, ma questo non compensa del tutto il fatto che le stanze sono singole e per la maggior parte del tempo i pazienti rimangono soli, non essendo stati previsti luoghi comuni di socializzazione. Per alcuni pazienti il momento della visita medica così come quello di tutte le operazioni sanitarie è visto quindi come momento di contatto.

La presenza in carcere di un’alta percentuale di persone detenute tossicodipendenti, con disturbi di personalità spesso associati all’elevato disagio umano e ambientale, quindi il frequente rilievo di personalità complesse, sono fattori che concorrono a rendere il paziente detenuto spesso poco incline alla collaborazione, con atteggiamento rivendicativo e tendente ad esprimere modalità di richiesta assistenziale esuberante e inappropriata, con un vago confine tra fini clinici e di giustizia. C’è quindi una diversa percezione del bisogno di salute e questa è una problematica che a volte inficia il normale rapporto medico-paziente. D’altra parte il momento del ricovero è visto anche come un’occasione per approfondire la situazione clinica e le varie patologie di cui sono affetti i pazienti, cosa che avviene più difficilmente nell’ambiente carcerario. A volte ricorriamo alla dimissione protetta (6%), ma abbiamo constatato che gli appuntamenti fissati non sono sempre rispettati per motivi di ordine organizzativo (traduzione del paziente con scorta non sempre disponibile) e purtroppo anche di ordine sanitario. E’ quest’ultima una criticità che riguarda anche l’aderenza alle prescrizioni dietetico - terapeutiche alla dimissione e al follow-up per le diverse patologie che lo necessitano. 

Altra particolarità della nostra attività è il frequente rapporto con la burocrazia legata allo stato detentivo, questo comporta la conoscenza di alcuni regolamenti interni alla struttura penitenziaria e il continuo interfacciarsi con i magistrati per cercare i gestire al meglio alcune condizioni cliniche anche al di fuori dell’ospedale.

Un’altra attività che è espletata nella struttura è la gestione amministrativa di tutte le richieste di visite specialistiche ed esami strumentali provenienti da tutti gli istituti penitenziari del Lazio. Per motivi logistici è dal Polo Penitenziario di Rebibbia che perviene il maggior numero di richieste: sono principalmente visite specialistiche di anestesiologia, ortopedia, otorinolaringoiatria e chirurgia generale; per gli esami strumentali è maggiore la richiesta di ecografia, TAC e risonanza magnetica. Negli ultimi due anni sono stati effettuati presso il nostro ospedale circa 2600 esami diagnostico-strumentali e circa 2148 visite specialistiche ambulatoriali. Inoltre ci sono ambulatori gestiti dal personale medico del reparto quali quello endocrinologico e diabetologico che hanno il maggior numero di visite (272), ma sono comunque attivi anche ambulatori per l’ipertensione, epatologia e medicina interna.

Per concludere possiamo dire che la medicina penitenziaria può essere quindi inquadrata come una nuova branca nell’ambito della medicina interna: il medico deve necessariamente conoscere i meccanismi burocratici della macchina penitenziaria, inclusa la collaborazione con le varie figure  giuridiche, deve avere una conoscenza plurispecialistica e deve conoscere la complessità della personalità del paziente che si inquadra un nuovo rapporto tra medico e paziente: quello tra medico penitenziario e paziente detenuto.

 

PER LA CORRISPONDENZA:

Dott. Luigi De Marchis Preite

U.O. di Medicina Penitenziaria – Ospedale S. Pertini - Roma

email: dr.demarchis@libero.it