Corso ECM “LA SINDROME COMPARTIMENTALE ADDOMINALE”

 

24 marzo 2015

Coordinatore Scientifico: R. Borioni

 

 

 

La sindrome compartimentale addominale (ACS) è una condizione potenzialmente letale che può verificarsi in seguito  ad eventi patologici addominali  traumatici  e non traumatici. L’incremento della pressione endoaddominale con  gli effetti che ne conseguono a livello cellulare (rilascio di citochine, formazione di radicali liberi dell’ossigeno, decremento della produzione cellulare di ATP) ed organico (edema, ipoperfusione ed ischemia), può causare un rapido deterioramento clinico fino alla insufficienza multiorganica (MSOF). Lo scenario clinico in cui può instaurarsi una ACS è piuttosto vario. Generalmente si tratta di pazienti politraumatizzati, e segnatamente quelli con trauma addominale contusivo o penetrante, pazienti affetti da patologie viscerali in fase acuta (peritonite settica, occlusione/perforazione viscerale, pancreatite acuta, colecistite acuta) oppure pazienti con addome vascolare acuto (rottura di aneurisma aortico, infarto mesenterico). 

Il riconoscimento precoce di una ACS risulta determinante nell’indicare nei tempi giusti il trattamento chirurgico. Quest’ultimo, mediante un semplice gesto operatorio, quale la decompressione  chirurgica e la chiusura temporanea dell’incisione addominale (“temporary abdominal closure” degli Autori anglosassoni), nella maggior parte dei casi si dimostrerà  risolutivo, prima dell’instaurarsi del danno multiorgano.

 

 

I Sessione – La Sindrome Compartimentale nel paziente critico

Presidente: Piero Chirletti

Moderatori: Stefano M. Calderale, Renzo Ciani

Discussant: Pierluigi Marini, Pietro Vecchiarelli

 

 

La misurazione della pressione endoaddominale: quando, come e perché

Sergio  Ribaldi

 

Il  Rianimatore di fronte alla Sindrome Compartimentale: le cose “giuste” da fare

Franco Turani

 

La terapia a pressione negativa (V.A.C.) nella Sindrome Compartimentale e nell’addome acuto: principi e tecnica

Daniele Gui

 

 

Essendo un aumento della pressione endo-addominale capace di comportare una cascata fisiopatologica con evoluzione in insufficienza pluriorganica, nel corso della prima relazione (S. Ribaldi) viene illustrata la tecnica per il rilevamento della pressione endoaddominale nel paziente critico e vengono definiti i criteri internazionali per classificare la Sindrome Compartimentale Addominale, secondo le linee guida della World Society of Abdominal Compartment Syndrome (WSACS):

 

Ipertensione endo-addominale                                        elevazione prolungata o ripetuta della IAP > 12mmHg

                grado I                                                                 12-15 mmHg

                grado II                                                                16-20 mmHg

                grado III                                                                              21-25 mmHg

                grado IV                                                               > 25 mmHg

Sindrome compartimentale addominale (ACS)              qualsiasi aumento pressorio superiore a 20 mmHg.

 

 

Il rianimatore (F. Turani) mette in luce il ruolo del trattamento medico, valido per le fasi iniziali della ACS, confermando che le tecniche rianimatorie provvedono efficacemente al sostegno farmacologico (equilibrio metabolico, farmaci inotropi), al supporto della funzione cardio-respiratoria e renale ed alla rimozione dell’endotossinemia e delle citochine mediante tecniche dialitiche (Continuous Veno-venous Hemodiafiltration, CVVHDF; Coupled Plasma Filtration Absorption, CPFA). Viene sottolineata l’importanza di una ventilazione assistita individualizzata per il singolo paziente, con ricorso alla ventilazione meccanica di necessità e non di principio, per gli effetti negativi sulla pressione endoaddominale.

Il ruolo della decompressione chirurgica nel trattamento della ACS è fondamentale qualora la pressione endoaddominale superi il valore di 15 mmHg. Il chirurgo (D. Gui) descrive le nuove tecniche di “open abdomen”, che consentono un’immediata risoluzione dell’ipertensione addominale e, grazie a tecnologie più avanzate rispetto al passato (VAC Therapy), una agevole gestione dell’addome aperto. Vengono esemplificati casi clinici paradigmatici di ACS post-chirurgica e post-traumatica, che si sono giovati della “VAC Therapy”, come pure vengono riportati risultati significativi nel caso di trattamento delle fistole enterocutanee plurirecidive.

La sessione si chiude con l’intervento dei discussant (P. Vecchiarelli, D. Alberti), che confermano il sempre maggiore impiego della “VAC Therapy” in ambito clinico, specialmente in condizioni di urgenza ed emergenza.

 

II Sessione - La Sindrome Compartimentale in Chirurgia Cardiovascolare

 

Presidente: Lucio A. Gaspari

Moderatori: Mariano Garofalo, Francesco Speziale

Discussant: Pierluigi Marini, Pietro Vecchiarelli

 

 

L’addome acuto vascolare

Raoul Borioni

 

Aneurismi rotti dell’aorta addominale e Sindrome Compartimentale

Gioachino Coppi

 

Tavola Rotonda: Protocollo di trattamento degli aneurismi aortici in fase di rottura: confronto di esperienze nella Regione Lazio

Coordinano: Nicola Mangialardi, Maurizio Taurino

Intervengono: Domenico Alberti (Viterbo), Giovanni Bertoletti (Latina), Massimo Ruggeri (Rieti), Piergiorgio Cao (Roma Ovest), Bruno Gossetti (Roma Est), Arnaldo Ippoliti (Roma Sud),  Francesco Snider (Roma Nord)

 

 

Nell’evoluzione clinica di una patologia cardiovascolare maggiore, la presenza di una ACS si associa quasi invariabilmente ad una cattiva prognosi. L’addome acuto vascolare, oggetto di studio e dibattito in diverse sessioni della Società Italiana di Chirurgia, riferito tradizionalmente a lesioni vascolari ostruttive del circolo splancnico, in tempi moderni è sempre più spesso correlato ad un’insufficienza vascolare pluriorganica conseguente ad una ischemia funzionale, che si realizza quando l’incremento pressorio endoaddominale invalida la pressione di perfusione tissutale. E’ quanto accade per esempio  nei pazienti cardiochirurgici, che possono manifestare un’ischemia mesenterica o un infarto mesenterico franco nel periodo postoperatorio di un bypass coronarico o di una sostituzione valvolare, risultate per altri versi del tutto prive di complicanze (R. Borioni).  Altro caso esemplificativo è quello dei pazienti che vengono osservati in urgenza con aneurisma rotto dell’aorta addominale, nei quali,  indipendentemente dal tipo di trattamento chirurgico impiegato (“open” o endovascolare), si verifica molto frequentemente un significativo incremento della pressione endoaddominale che, oltre certi limiti, invalida gli effetti positivi dell’atto operatorio. Per tali motivi, soprattutto per coloro che affrontano frequentemente l’urgenza aortica o che trattano le complicanze del paziente cardochirurgico, diventa sempre più importante la confidenza con la misurazione della pressione endoaddominale e con le tecniche idonee a prevenire la ACS. Durante la  sessione, il gruppo di Modena (G. Coppi), tra i primi in Italia a trattare gli aneurismi aortici in fase di rottura con tecnica endovascolare, sottolinea l’importanza della ACS in questi pazienti, confermando comunque che nelle esperienze di letteratura rivolte all’impiego delle endoprotesi aortiche per aneurismi rotti, insorgenza e trattamento della ACS sono generalmente poco considerate, pur avendo un ruolo determinante per la prognosi.

La Tavola Rotonda (coordinatori N. Mangialardi, M. Taurino) ha visto alternarsi i responsabili delle Unità Operative di Chirurgia Vascolare del Lazio, situati idealmente nei punti geografici principali di Roma e della regione, ad illustrare il proprio protocollo nel trattamento degli aneurismi dell’aorta addominale in fase di rottura. L’esperienza è stata  riferirata in base a 4  punti fondamentali:

1.       tempo pre-aortico (intervallo di diagnosi, modalità di trasferimento dal territorio all’ospedale);

2.       protocollo di trattamento nel paziente stabile ed instabile (“open”, endovascolare);

3.       monitoraggio postoperatorio  della pressione endoaddominale (“open”, endovascolare);

4.       modalità di trattamento della sindrome compartimentale. 

Non sono emerse criticità significative in relazione alle modalità di arrivo del paziente in Pronto Soccorso ed al protocollo di diagnosi (eco-FAST + angioTC). Riguardo la possibilità di trattamento endovascolare ed “open”, tutti i relatori hanno confermato la possibilità di trattare i pazienti in urgenza con le 2 metodiche, in base a criteri anatomici generalmente condivisi, con l’ausilio del pallone intra-aortico per la stabilizzazione emodinamica. Assai meno condiviso è  il monitoraggio della pressione endoaddominale e meno dati sono emersi in questi termini.

 

 

III Sessione - Esperienze a confronto

 

Presidente: Augusto Arullani

Moderatori:  Paolo Innocenti, Pietro Vecchiarelli

Discussant: Pierluigi Marini, Franco Turani

 

La sessione ha esemplificato scenari clinici particolari (trapianti viscerali, sepsi), in cui la presenza di un incremento della pressione endoaddominale facilmente può comportare un decorso clinico sfavorevole, unitamente alle tecniche specifiche di trattamento (G. Vennarecci, R. Barchetta). A chiusura della sessione, viene riferita l’esperienza sulla riparazione laparotomia e laparoscopica dei grandi laparoceli (L. Casciola), quali gli esiti di parete dopo ACS.

 

Dott. Raoul Borioni, Aiuto Responsabile Aurelia Hospital U.O. Chirurgia Vascolare