VIENNA E TRIESTE NELLA SCOPERTA DEI GRUPPI SANGUIGNI

 

 

Claudio Bevilacqua

 

Il rapporto di Trieste con Vienna e con gli Asburgo, è iniziato nel 1382 ed è durato 536 anni, sino al 1918.

Per comprendere il suo significato ed apprezzare le favorevoli ricadute che ha avuto in campo socioeconomico e sanitario per la città, sono opportuni alcuni richiami storici.

 

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Vienna, l'antica Vindobona, è stata fondata dai romani nel I secolo a. Cr.

Essa, da secoli, è capitale dell'Austria, la quale, dopo la fine del primo conflitto bellico mondiale, è divenuta una Repubblica e, dieci anni dopo la fine del secondo conflitto bellico, è ritornata indipendente.

L'Austria ha avuto insediamenti umani sin dal Paleolitico Medio (600.000 a. Cr.), affacciandosi alla storia verso il 1000 a. Cr. con la civiltà di Hallstatt.

Nel V secolo a. Cr. l'Austria venne occupata dai Celti, ma nel II secolo a. Cr. arrivarono i Romani, che eressero i castra, istituirono le province del Norico, della Raetia e della Pannonia e fondarono le città di Aguntum, Virunum, Brigantium, Juvavum e Vindobona, la futura Vienna.

Nel III secolo d. Cr. l'Austria venne inclusa nell'impero degli Unni, popolo di origine mongola, ma con la morte di Attila, nel 453, questo impero si sfalderà.

Dopo la caduta nel 476 dell'Impero Romano d'Occidente, arrivarono in Austria i Bavari e gli Alemanni, mentre i Longobardi, guidati da Alboino, superarono nel 568 le Alpi Giulie ed invasero l'Italia, creando un regno, con capitale Pavia, ed i ducati di Spoleto e di Benevento.

Intanto, tra il V e VI secolo, erano arrivati in Gallia, l'attuale Francia, i Franchi, popolazione germanica, che nell'VIII secolo vennero in conflitto con i Longobardi.

Carlo Magno (742-814), re dei Franchi, sconfisse nel 774 i Longobardi, guidati dal re Desiderio e da suo figlio Adelchi, proclamandosi re dei Longobardi, e vinse nel 791 i Bavari, che occupavano l'Austria.

Egli, la notte di Natale dell'800, fondò il Sacro Romano Impero, nel quale incluse pure il territorio austriaco, che verrà denominato Marca Orientale, cioè Östmark, da cui deriverà il nome di Österreich o Regno Orientale.

Nel 976 il S.R.I. Ottone II assegnò la Marca Orientale alla Casa dei Babenberg, mentre la Carinzia divenne un ducato indipendente.

Nel 1156 Vienna, con il duca Enrico II Babenberg, divenne il baricentro della Marca Orientale, cioè la sua capitale, e la Stiria, diventata ducato indipendente, nel 1192 fu unita al ducato d'Austria.

Nel 1246, alla morte dell'ultimo dei Babenberg, l'Austria e la Stiria passarono in possesso del re boemo Ottocaro II, ma nel 1278, quand'era S.R.I. e re di Germania Rodolfo I d'Asburgo, queste terre divennero possedimento degli Asburgo e furono ampliate con l'annessione della Carinzia, della Carniola, del Tirolo, del Voralberg e di Trieste.

Gli Asburgo erano signori feudali elvetico-alsaziani, i cui sudditi elvetici, però, nel 1308, si erano ad essi ribellati per avere l'indipendenza, che ottennero solo nel 1394 e questa fu la premessa per la futura Confederazione elvetica.

Nel 1365 Rodolfo IV d'Asburgo fondò a Vienna l'Università e fece erigere il Duomo di Santo Stefano.

Intanto, agli inizi del XIV secolo, la dignità imperiale era passata alla Casa dei Lussemburgo, ma nel 1437 ritornò agli Asburgo.

Agli inizi del XVI secolo il S.R.I. Massimiliano I creò la potenza europea dell'Austria, riunendo tutti i suoi possedimenti, comprensivi della Marca Orientale, del Tirolo, della Stiria, di Trieste, del Trentino e della Contea di Gorizia.

Nel XVII l'Austria fermò l'avanzata dei Turchi, che già nel 1529 si erano portati sotto le mura di Vienna, e li battè nel 1683 e nel 1697, allontanandoli dall'Europa con la Pace di Karlowitz del 1699.

 Nel 1713 il S.R.I. Carlo VI d'Asburgo (1685-1740), non avendo figli maschi, abolì, con la prammatica sanzione, la legge salica, per far salire al trono la figlia Maria Teresa (1717-1780).

Ella potè ascendere al trono alla morte del padre, però questa ascesa fu avversata da vari principi, il che fece scoppiare una guerra, detta della successione austriaca, che durò otto anni e si concluse nel 1748 con la pace di Aquisgrana e la cessione dell'Austria di alcune terre.

Salita al trono, Maria Teresa vi associò prima il marito Francesco Stefano di Lorena (1708-1765), che divenne S.R.I. con il nome di Francesco I, ed, alla sua morte, il figlio Giuseppe II (1741-1790).

Maria Teresa si rivelò sovrana intelligente e capace e, coadiuvata dal ministro conte Kaunitz, realizzò una salda ed onesta amministrazione, governando con buon senso e lungimiranza i diversi paesi che costituivano il suo impero.

Ella unificò la legislazione, impose l'obbligo generale delle imposte, ridusse i poteri locali, eliminò il corporativismo nell'industria, impose l'istruzione obbligatoria, aprì a Vienna la prima scuola popolare, secolarizzò lo Stato e sottrasse al clero l'istruzione pubblica.

Il figlio Giuseppe II, salito al trono, si rivelò un despota illuminato ed un ardito riformatore dell'amministrazione dello Stato, opponendosi decisamente alle spinte nazionalistiche delle varie etnie presenti nel suo impero.

Abolì le imposte feudali, ammise la libertà di stampa, concesse la libertà di culto agli evangelici, permise agli ebrei di vivere fuori dal ghetto, abolì i cimiteri minori, la servitù della gleba e la tortura.

I conventi vennero sottoposti alla giurisdizione dei vescovi e, se non in grado di autogestirsi, vennero soppressi, come pure le confraternite, con conseguente incameramento dei loro beni.

Alla sua morte, nel 1790, salì al trono, diventando S.R.I., il fratello Leopoldo II (1747-1792), e nel 1792 il figlio di Leopoldo, Francesco (1768-1835), divenuto S.R.I. con il nome di Francesco II (Francesco I invece fu Francesco Stefano di Lorena, suo nonno).

Francesco II sarà l'ultimo Sacro Romano Imperatore, perchè il S.R.I. cesserà nel 1806, dopo mille anni di esistenza, per il prepotere di un nobiluccio corso, Napoleone Bonaparte. Uomo ambizioso, predatore dell'altrui bellezze ed opportunista, Napoleone seppe sfruttare la “intellegentia” illuministica dell'epoca per riformare l'ordinamento sociopolitico della Francia, ma non fu parimenti intelligente, quando, primo console nel 1802, si fece eleggere, nel successivo 1804, imperatore dei francesi, spegnendo quel faro di libertà che aveva acceso e dal quale varie nazioni europee erano state illuminate, nella speranza di venir affrancate dal vetusto e non più accettabile ordinamento del proprio Paese.

Alla morte di Francesco, non più S.R.I., ma solo imperatore d'Austria, con il nome di Francesco II, salirà al trono suo figlio Ferdinando I (1793-1875), che nel 1848, per motivi di salute, abdicherà a favore del nipote Francesco Giuseppe (1830-1916).

Durante il regno di Francesco Giuseppe, l'erede al trono Francesco Ferdinando (1863-1914), fu assassinato, assieme alla moglie, la duchessa Sofia Chotek di Hohenberg, il 28 giugno 1914 a Sarajevo da uno studente serbo, anarcoide e tubercoloso, Gavrilo Princip, membro della società terroristica “La mano nera”.

Quindi, fu l'atto criminale di un terrorista che fece scoppiare la prima guerra mondiale anche se le cause prime erano già in fieri.

Alla morte di Francesco Giuseppe, nel 1916, salì al trono Carlo I, nipote di Francesco Ferdinando, ma la fine del primo conflitto bellico mondiale segnò la fine anche dell'Impero asburgico, con la creazione, il 12 novembre 1918, della Repubblica d'Austria.

Carlo I d'Asburgo sarà costretto a lasciare l'Austria ed a ritirarsi nell'isola di Madeira, dove morirà di polmonite, a 35 anni d'età, nel 1922.

Il 13 marzo 1938, Adolf Hitler imporrà all'Austria l'Anschluss, incorporandola nel Reich Germanico. L'Austria, con capitale Vienna, diverrà un Land, chiamato, come in antico, Östmark.

Alla fine del secondo conflitto bellico mondiale, nel 1945, l'Austria verrà occupata dalle quattro potenze vincitrici, U.S.A., U.R.S.S., Gran Bretagna e Francia, e solo dieci anni dopo, nel 1955, riavrà la sua indipendenza con l'obbligo di permanente neutralità.

 

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Trieste, l'antica Tergeste, fu fondata dai romani nel II secolo a. Cr., ma il suo territorio, come pure quello istriano, ebbe insediamenti umani già nel paleolitico inferiore, circa 450.000 anni prima di Cristo, mentre nel 2000 a. Cr. giunsero in queste terre i Celti, denominati Carni, popolo indoeuropeo, che eressero i castellieri per abitarvi in essi e per difendersi.

Nel 700 a. Cr. giunsero gli Istri, popolo della Tracia, regione storica oggi divisa tra la Grecia, la Turchia e la Bulgaria, che provenivano dalle terre adiacenti alle foci del Danubio, fiume che sfocia nel Mar Nero, in territorio romeno. Esso, a quel tempo, si chiamava Istro, dal che il nome di quel popolo, che in seguito lo darà all'Istria.

Sotto la spinta degli Istri, i Carni si spostarono verso il Friuli, dove, da loro, prese nome l'attuale Carnia.

Come detto, Tergeste fu fondata da Roma nel II secolo a. Cr., divenne colonia romana nel 129 a. Cr. ed ottenne il regime municipale, nel 42 a. Cr., entrando a far parte della Repubblica di Roma e, poi, dal 31 a. Cr., dell'Impero Romano.

Nel IV secolo d. Cr. l'imperatore Diocleziano (243-313), di modesta famiglia dalmata, ma grande generale e lungimirante sovrano, divise l'impero in due parti, Impero Romano d'Occidente con capitale Milano, ed Impero Romano d'Oriente con capitale Bisanzio, chiamata poi Costantinopoli.

Tergeste, allora, fece parte dell'Impero Romano d'Oriente e, con le invasioni barbariche, venne incorporata nel 560 nell'Esarcato di Ravenna, che, appunto, faceva parte dell'Impero Romano d'Oriente, cioè di quello Bizantino.

Nel 752 Tergeste fu inclusa nei possedimenti longobardi.

Battuti nel 774 i longobardi da Carlo Magno, Tergeste entrò a far parte del Sacro Romano Impero, che quel re fondò nell'800.

Nel 848 il S.R.I. Lotario I donò la città a Giovanni II, vescovo della stessa. Dopo quattro secoli di dominio vescovile, Tergeste ottenne, nel 1295, pagando opportuna indennità al vescovo Brissa di Toppo, la sua autonomia comunale.

Sennonchè, la vicina e potente Repubblica di Venezia, che stava estendendo i suoi possedimenti, cercò, già al tempo del dominio vescovile, nel 1202 e nel 1279, e poi, nel 1369, quando Tergeste era già un libero comune, di impossessarsi della cittadina, assediandola ed occupandola, anche se per brevi periodi, imponendole sempre pesanti tributi.

Nel 1382, Tergeste, comprendendo che non avrebbe potuto resistere a lungo a Venezia, si diede agli Asburgo, nella persona di Leopoldo III, Il Lodevole, duca di Carinzia, Carniola e Tirolo.

Venezia, tuttavia, tentò ancora due volte, nel 1463 e nel 1508, di annettersi Trieste, ma la cittadina fu salvata per l'intervento, la prima volta, del pontefice Pio II, già vescovo di Trieste e, la seconda volta, per l'intervento dell'imperatore Massimiliano I.

Pur sotto la protezione e, di fatto, la signoria degli Asburgo, Trieste conservò vari privilegi di libero comune.

Il 17 marzo 1719 il S.R.I. Carlo VI d'Asburgo, padre di Maria Teresa e nonno di Maria Antonietta, la regina di Francia ghigliottinata nel 1793, nel corso della rivoluzione francese, diede a Trieste la patente di porto franco.

All'epoca Trieste era una borgata marinara di circa 5000 – 6000 abitanti, perlopiù pescatori, salinari, mandriani, contadini, bottegai ed artigiani, ai quali si aggiungevano gli asseriti nobili, per censo economico, delle “Tredici Casade” ed il clero.

Con il porto franco giunsero, per il più facile guadagno, altre genti, quali ebrei, greci, slavi, friulani, veneti, carinziani, per cui la popolazione crebbe, raggiungendo alla fine del Settecento i 30.000 abitanti, nel 1841, anno di apertura del Civico Ospedale, i 79.000 abitanti e nel 1910 i 224.000.

L'Ottocento, per Trieste, è stato quindi un secolo d'oro e, per quanto riguarda la sanità, essa era la terza città dell'impero asburgico, dopo Vienna e Graz, in compagnia di Praga e Budapest, aveva uno stupendo Civico Ospedale, l'attuale Maggiore, ed aveva una classe medica di altissimo livello, che si era laureata perlopiù a Vienna o a Graz. Trieste, infatti, partecipò con Vienna alla scoperta dei Gruppi Sanguigni.

Inoltre, Trieste, all'epoca, era il secondo porto del Mediterraneo, dopo Marsiglia, ed il settimo nel mondo, infine era la terza città dell'impero asburgico, dopo Vienna e Praga.

Il Civico Ospedale di Trieste fu eretto tra il 1833 ed il 1841 ed era simile all'Allgemeines Krankenhaus di Vienna, che si rifaceva all'Asklepeion di Pergamo ed al palazzo di Diocleziano di Spalato, l'antica Salona. L'Ospedale di Vienna fu fondato dall'imperatore Giuseppe II, previa ristrutturazione nel 1784 della preesistente Casa dei Poveri, che era stata progettata dagli architetti Fischer von Erlach e Lucas von Hildebrandt. Oggi è sede universitaria ed ospita diverse facoltà.

Finito il primo conflitto bellico mondiale, Trieste, nel 1921, fu inclusa nel Regno d'Italia, per venir occupata, durante il secondo conflitto bellico mondiale, dal settembre 1943 all'aprile 1945, dalle truppe germaniche.

Alla fine del secondo conflitto bellico mondiale, Trieste, dal 1° maggio 1945 al 10 giugno, fu occupata dai partigiani slavi di Josip Broz, noto come Maresciallo Tito, e dal maggio 1945 all'ottobre 1954 fu governata dagli angloamericani.

A seguito del Memorandun di Londra del 1954, Trieste venne inclusa nella Zona A del Territorio Libero di Trieste, amministrata dalla Repubblica Italiana, e nel 1975, a seguito del Trattato di Osimo, divenne parte integrante dello Stato Italiano.

Il Novecento è stato, quindi, il dramma di Trieste, con l'occupazione straniera sotto tre bandiere, l'inattività del porto, la chiusura ed il trasferimento in altri sitlei del sue industrie e la triste cessazione di molti esercizi commerciali.

Potremmo dire con Čaadaev, filosofo russo dell'Ottocento, che Trieste, oggi, è una città di morte.

 

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Ed ora un breve richiamo storico sul sangue.

Per Pitagora di Samo, matematico, filosofo e cultore di scienza medica, vissuto nel VI secolo a.Cr. e contemporaneo di Budda e Confucio, la vita era costituita da quattro elementi (aria, terra, acqua, fuoco), ai quali corrispondevano quattro qualità (caldo, freddo, secco e umido) e queste quattro qualità formavano quattro umori (flegma, sangue, bile gialla e bile nera).

Le qualità del sangue erano d'essere caldo e umido.

Analogo convincimento l'ebbe Ippocrate di Coo, il grande medico vissuto tra il V ed il IV secolo a.Cr. e contemporaneo di Socrate, Platone ed Aristofane.

Anche la medicina romana conosceva l'esistenza del sangue.

      -     Lucrezio Caro, poeta e filosofo epicureo del I secolo a. Cr., riteneva nel suo                “De rerum natura”, che il sangue risultasse di una moltitudine di cellule              specifiche.

      -     Claudio Galeno di Pergamo (II secolo d. Cr.), prima medico dei gladiatori e        poi medico di tre imperatori, Antonino Pio, Lucio Vero e Marco Aurelio,          riteneva che il sangue derivasse dal cibo, che, trattato nello stomaco, passava              al fegato, dove veniva elaborato a sangue.

Gli studi sulla composizione del sangue, però, iniziarono solo

nel Seicento

      -     Marcello Malpighi (1628-1694), anatomico bolognese e medico di Papa Innocenzo XI, scoprì nel 1665 i globuli rossi, seguito da Domenico Guglielmini (1655-  1710), mentre Antonio van Leeuwenhoeck (1632-1723) perfezionò tale scoperta.

nel Settecento

      -     l'anatomico Paolo Mascagni (1752-1799) e l'abate Felice Fontana (1720- 1805) fecero interessanti studi sui globuli rossi.

      -     Lazzaro Spallanzani di Reggio Emilia (1729-1799), letterato, biologo, professore di  storia naturale e Direttore del Museo di Pavia, studioso della fecondazione  e della generazione, notò nel 1768 la presenza dei leucociti nel sangue.

nell'Ottocento

      -     Giulio Bizzozero (1846-1901), medico lombardo di Varese, patologo generale all'Università di Torino, scoprì nel 1882 le piastrine.

nel Novecento

      -     Karl Landsteiner (1868-1943), anatomo patologo ed allievo di Anton Weichselbaum, nel 1901 scoprì i Gruppi Sanguigni A – B – O.

      -     Adriano Sturli (1873-1964), clinico medico, allievo di Edmund von Neusser,  nel 1902 scoprì, con Alfred von Decastello, il Gruppo Sanguigno AB.

      -     Karl Landsteiner, con Alexander Wiener, nel 1930 scoprì il Gruppo Sanguigno Rh.

 

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Il sangue risulta di una parte liquida, il plasma, e di una parte corpuscolata, rappresentata dai globuli rossi o emazie, dai globuli bianchi o leucociti e dalle piastrine.

Il plasma è composto per il 92% di acqua, nonché di sali inorganici, gas, lipidi, sostanze organiche non azotate, sostanze azotate non proteiche, proteine.

Nel plasma può essere presente una isoagglutinina, alfa o beta, oppure due isoagglutinine, alfa e beta, o nessuna isoagglutinina.

Nei globuli rossi può essere presente un agglutinogeno A o B, oppure tutti e due gli agglutinogeni A e B, oppure 0 agglutinogeni, cioè nessun agglutinogeno.

Può essere presente, inoltre, l'agglutinogeno Rh (sangue Rh positivo), oppure mancare (sangue Rh negativo). L'agglutinogeno Rh è stato isolato dai globuli rossi della scimmia Macacus Rhesus.

Nei globuli rossi esistono pure gli agglutinogeni M ed N, ma mancano le agglutinine corrispondenti.

Poiché l'agglutinogeno dei globuli rossi non può coesistere con l'agglutinina corrispondente del plasma, in caso di trasfusione il sangue del donatore deve essere del medesimo gruppo sanguigno del ricevente oppure non avere alcun agglutinogeno, cioè appartenere ad un donatore universale.

 

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La scoperta dei Gruppi Sanguigni, come anticipato, risale alla prima metà del Novecento ed ha una precisa datazione, 1901, 1902, 1930 e 1940.

Nel 1901, nell'Istituto di anatomia patologica della Allgemeine Poliklinik di Vienna, diretto da Anton Weichselbaum (1845-1920), Karl Landsteiner (1868-1943), suo assistente, scoprì i primi tre Gruppi Sanguigni (A,B,O).

Egli, infatti, nel 1900 aveva osservato che certi tipi di sangue agglutinavano un determinato campione di sangue e non altri, il che dipendeva dal tipo di agglutinine che essi contenevano. Ciò gli consentì di dimostrare l'esistenza delle isoagglutinine del sangue umano e, quindi, di conseguenza, l'esistenza dei Gruppi Sanguigni, quantomeno dei primi tre. La nomenclatura A-B-O fu introdotta a Praga da Jansky.

Nel 1909 Landsteiner scoprì con Poppen, nella sperimentazione da scimmia a scimmia, la natura virale della poliomielite, malattia nota sin dalla fine del Settecento.

Nel 1917 scoprì l'aptene, che è la cellula vettrice di un radicale chimico che unisce le proteine dell'organismo, dando ad esse specificità antigenica.

Alla fine del primo conflitto bellico mondiale, Landsteiner lasciò Vienna, data la grave crisi che attraversava l'Austria, per le pesanti imposizioni socioeconomiche delle nazioni vincitrici, portandosi in Olanda, a Den Haag, (L'Aia), per trasferirsi poi a New York, nel Rockefeller Institute for Medical Research. Questo Istituto era stato fondato nel 1901 dall'industriale filantropo John Davison Rockefeller.

Nel 1930 Landsteiner scoprì con Alexander Wiener, nel Rockefeller Institute, il fattore Rh nelle emazie della scimmia Macacus Rhesus, ma la scoperta fu resa pubblica solo nel 1940.

Nel 1930 Karl Landsteiner meriterà il premio Nobel.

Il premio Nobel, come si sa, è un premio in denaro, che viene erogato ogni anno dalla Fondazione Alfred Nobel a persone che abbiano eseguito i più importanti lavori nei campi della chimica, della fisica, della medicina e della letteratura.

 

 

In seguito è stato istituito un quinto premio da assegnare a chi avesse contribuito in modo determinante alla fraternità ed alla pace fra i popoli. Di recente è previsto un premio anche per chi ha dato un elevato contributo speculativo o programmatico in campo economico-sociale.

La Fondazione è stata istituita nel 1901, per volontà testamentaria di Alfred Bernhard Nobel, che era un chimico svedese, che scoprì la dinamite, dalla quale trasse un'enorme fortuna.

 

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Nel 1899, all'Università di Vienna, si era laureato in medicina il triestino Adriano Sturli (1873-1966).

Egli, dopo la laurea, si fermò a Vienna per perfezionarsi nell'arte medica, cominciando a frequentare nell'Allgemeines Krankenhaus, come medico aspirante, cioè medico ospite, la II clinica medica, diretta da Edmund von Neusser, nella quale divenne assistente effettivo nel 1904 ed aiuto nel 1909.

Egli, però, con il consenso del von Neusser, frequentava anche l'Istituto di anatomia patologica del Weichselbaum, dove conobbe Karl Landsteiner, con il quale si occupò di sierologia e pubblicò una ricerca sulle “emoagglutinine dei sieri normali”.

Nel 1902, Adriano Sturli condusse con Alfred von Decastello (1872-1960) una ricerca sulle “isoagglutinine nel siero delle persone sane e malate”, scoprendo con lui il IV Gruppo Sanguigno, cioè il Gruppo AB.

Nel 1905 Sturli, su consiglio del von Neusser, fece interessanti studi sull'azione dell'adrenalina sintetica negli animali e nel periodo 1905 – 1908 condusse metodiche indagini sulla pellagra, facendo brevi viaggi in Spagna, Bucovina, Trentino e Friuli, paesi dove ci si nutriva soprattutto di polenta e si coltivava il mais. Scoprì così gli effetti tossici di un agente patogeno, il Penicullum glaucum, presente nelle muffe della polenta.

Lo Sturli, ebbe l'opportunità, nel 1907, di curare a Vienna, con il suo Maestro, il von Neusser, l'imperatore Francesco Giuseppe, che, ammalato, si trovava allettato negli appartamenti reali della Hofburg.

Sennonchè, nel 1909 era morto a Trieste, prematuramente, il dott. Vittorio Liebmann, primario della II divisione medica del Civico Ospedale, che era un cardiopatico. Il Comune di Trieste pensò allora di chiamare nella città natale il famoso concittadino, per cui il 12 maggio 1909 Adriano Sturli verrà nominato primario di predetta divisione.

A Trieste, Sturli creò, nel Civico Ospedale, un'importante Scuola di cultura medica, dalla quale uscirono i migliori medici della città, tutti suoi collaboratori, che divennero primari ospedalieri ed uno, addirittura, cattedratico di storia della medicina.

Dei suoi allievi vanno ricordati, in particolare, Guido Manni, Luciano Lovisato, Enrico Tagliaferro, Loris Premuda, Renato Nicolini, Fulvio Tuvo e Nestore Morandini.

Negli Anni Trenta, Adriano Sturli fu chiamato al Castello di Miramare, che dal 1931 al 1936 fu la residenza di Amedeo di Savoia-Aosta, duca d'Aosta.

Qui il duca si trovava allettato per una pleurite essudativa, che lo Sturli curò e riuscì a far guarire.

Purtroppo, nel 1940 la tubercolosi del Duca si ripresentò ed egli, vicere di Etiopia a far tempo dal 1937, fu fatto prigioniero dagli inglesi, dopo la disfatta dell'Amba Alagi nel 1941 e la conseguente perdita dell'Africa Orientale Italiana, venendo a morte a Nairobi nel 1942.

Adriano Sturli, vera gloria di Trieste, andato in quiescenza nel 1947, morirà nella città natale, nella sua abitazione, a 93 anni d'età, il 24 marzo 1966.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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