Introduzione

A. Acconcia

 

Dopo un caloroso saluto e un grazie agli intervenuti viene subito sottolineata l’assoluta particolarità di trattare un argomento a dire il vero poco esplorato nel grande ambito della chirurgia vascolare. Anche per questo un particolare ringraziamento va alla nostra presidente Prof. Laura Gasbarrone e al Consiglio Direttivo per aver preso in considerazione questo tema da me proposto e poi averlo accettato e inserito nel ricco programma scientifico dell’Accademia per il 2014.          Vengono presentati quindi i Relatori, il primo Prof. Corradino Campisi ordinario di Clinica Chirurgica dell’università di Genova, nonché direttore responsabile della U.O. di chirurgia dei linfatici e microchirurgia dell’ospedale San Martino di Genova, tratterà della microchirurgia dei linfatici e del suo opportuno inserimento in molti interventi di chirurgia generale;                                                                                                   

Il secondo Prof. Corrado Campisi, ricercatore ordinario dell’università di Genova, illustrerà un nuovo avanzato modello sperimentale, da lui stesso ideato e realizzato per il “training” in microchirurgia.                             

A questo punto è necessario spiegare perché io, notoriamente urologo, sto qui a presentare questo simposio e a moderare quanto diranno i relatori.   Ebbene ci sono due ragioni:                                                                                                                                                     

La prima facile a dire e a capire perché, difatti io ho fatto parte della stessa scuola dei relatori (entrati nel periodo della clinica chirurgica di Genova), e cioè quello del Prof. Egidio Tosatti nel periodo della clinica chirurgica di Siena;                                          

La seconda ragione esige una breve digressione. A metà degli anni 50 la società italiana di chirurgia affidò  a Tosatti una relazione su “Gli edemi chirurgici degli arti” per cui si imponeva di fissare il ruolo dei linfatici in quelle patologie, a parte l’ovvia partecipazione di essi nei Linfedemi.   Essendo stato l’unico degli allievi a trovare letteratura sull’argomento, ebbi l’onore e l’onere di andare nella scuola chirurgica universitaria del St. Thomas Hospital Di Londra diretto da John Kinmonth, con aiuto David Cocket illustre flebologo. Imparai le tecniche di Linfagioscopia e Linfagiografia e, ritornato a Siena, studiai con Tosatti l’enorme ciclopica opera di Paolo Mascagni (Testi, Disegni, Pezzi Anatomici) professore di Anatomia in Siena alla fine del 1700, Radiografammo i pezzi anatomici nei cui linfatici Mascagni aveva iniettato mercurio. La prima linfagioscopia e linfagiografia italiana degli arti fu eseguita da me e da Carlo Stuart direttore della clinica radiologica di Siena nel 1957. Gli ulteriori studi sui linfatici e sugli edemi chirurgici furono proseguiti da Tosatti e scuola dove l’alfiere in questo campo fu essenzialmente Corradino Campisi.                                                                                                                                                                                                                                   

Ma al bagaglio di preziose conoscenze sui linfatici, al quanto eterogeneo nei riguardi dell’urologia, non andò perduto nel corso della mia esperienza specialistica. Difatti l’ho utilizzato nell’interpretazione:                                        

- dei rari e difficili casi di chiluria                                                                                                                                                                                             

- della cosiddetta “via di salvezza del rene” nelle idronefrosi congenite acquisite dove il reflusso pielolinfatico è il maggior fattore di “salvezza”                                                                                                                                       

- della cosiddetta “sindrome entero-urinaria” per spiegare, soprattutto nel maschio, il passaggio di cariche batteriche Gram negative dal grosso intestino nelle vie urinarie grazie all’inversione dei flussi linfatici favorita da aumenti della pressione addominale, dalla peristalsi e antiperistalsi e da pregressa chirurgia addominale. È ben nota questa sindrome  nel Megadolicocolon, nei diverticoli del sigma-colon, nelle neoplasie del colon e del retto, nella colite ulcerosa emorragica ecc.                                                                                                                    

- della diffusione metastatica linfatica delle neoplasie germinale soprattutto non seminomatose del testicolo dove il contributo della scuola urologica milanese dell’istituto dei tumori è stato notevole                                                          

- della devastante gangrena genitale di Fournier dove la simultanea occlusione venosa e linfatica è fondamentale.